Vico e la “Scienza nuova”. Il salto moderno

L’articolo, scritto da Eugenio Scalfari, è pubblicato su La Repubblica.

Nacque a Napoli nel 1668 e a Napoli morì nel 1744. Ebbe una vita travagliata da lavori inadeguati alla vastità e profondità del suo talento, ma necessaria per portare avanti una famiglia assai più numerosa delle risorse disponibili, bocche da sfamare, bambini da educare, anziani da assistere. Nella casa paterna erano otto tra fratelli e sorelle quando prese moglie erano altri otto e lui fece di tutto: lettore per pochi soldi all’Università, precettore in famiglie che se lo potevano permettere, scrittore a pagamento di discorsi, madrigali e orazioni per matrimoni e funerali. Fece di tutto, ma soprattutto studiò. Tra un’occupazione e l’altra, di giorno e di notte rubando il tempo al sonno. Questo fu Giambattista Vico, che ai suoi tempi fu ignorato dalla cultura italiana. Conobbero le sue opere Goethe e pochissimi altri. Lo riscoprì tanto tempo dopo Benedetto Croce, che molto gli dovette e che ne diffuse la fama nella classe colta del paese e in particolare nel Mezzogiorno. All’estero nessuno se ne accorse soltanto da pochissimi anni la sua filosofia ha suscitato l’attenzione di una cerchia di studiosi in alcune università americane. Speriamo che si diffonda di più perché può rassodare il pragmatismo anglosassone innestando su quel pensiero elementi di storicismo che possono evitare oscillazioni troppo frequenti e brusche che rendono fragile quella cultura ormai diffusa in tutto il pianeta. Il contributo del Vico al pensiero filosofico moderno è stato appunto quello del pensiero storico. Ma non tutti sanno da dove partì e come arrivò alla creazione della sua Scienza Nuova, l’opera più significativa di cui pubblicò la prima stesura nel 1725. Partì da Cartesio, dal “cogito ergo sum”, la costituzione dell’io come base della conoscenza e dell’esistenza del soggetto. Vico, come racconta nella sua Autobiografia, rimase ammirato dal sapere filosofico di Descartes, da quella figura psichica che dal proprio pensiero ricava la limpida certezza del “proprio esserci” e la propria centralità nel mondo. Ma dopo questa adesione alla razionalità cartesiana, Vico ne vide anche il limite: Descartes non riusciva secondo lui ad andare oltre il suo “cogito”, il discorso sul metodo non trasse le conseguenze da quelle premesse, non riuscì a descrivere e ad articolare il funzionamento della mente riflessiva, capace di pensare il proprio pensiero e di vedere in azione il proprio io. Quest’articolazione dialettica della mente riflessiva fu Vico a compierla ed è attraverso l’innesto della memoria storica nell’io che la cultura della modernità ha compiuto il suo principale salto di qualità. Vico fu consapevole che l’io non può conoscere altro che se stesso e la propria specie attraverso la memoria storica. Ogni altro tipo di conoscenza è arbitraria perché avviene al di fuori della propria esperienza, con la sola eccezione della matematica, la scienza dei numeri creati dalla nostra mente. Ma i numeri sono entità astratte, non applicabili alla comprensione della realtà concreta. Questo fu il contributo del Vico alla filosofia del suo tempo. Esso presagiva il noumeno kantiano con settant’anni di anticipo e superava la dialettica hegeliana un secolo prima che il suo autore la teorizzasse. Lo storicismo crociano ereditò la concretezza del Vico aggiornando e superando l’idealismo di Hegel e di Fichte. Ora anche lo storicismo è diventato anticaglia filosofica, l’esperienza della nostra mente ha percorso un altro tratto di strada che l’ha portata molto oltre la dialettica storicistica e i “corsi e ricorsi” vichiani. Questo “oltre” non devalorizza il pensiero delle fasi precedenti ma lo colloca nel suo contesto attuale che supera i generi pensando insieme filosofia e scienza, ermeneutica e epistemologia, memoria storica e concretezza del presente. In questa nuova cultura la “Scienza Nuova” rappresenta un punto di riferimento ancora fertile e attuale.

4 pensieri su “Vico e la “Scienza nuova”. Il salto moderno

  1. VEDO CON STUPORE E PIACERE CHE SCALFARI CONTINUA, INSTANCABILE, AD AGGIORNARE LA SUA LISTA DI (CATTIVI?) MAESTRI E, DOPO ESSERE PASSATO DA MARX AL TERZETTO DÉCADENT NIETZSCHE, SCHOPENAUER, LEOPARDI, PARE FINALMENTE ESSERE APPRODATO, PARAFRASANDO HEGEL, A UNA TERRA PIÙ SALDA E SICURA. CERTO VICO È IL CLASSICO AUTORE CHE, PER L’ARDUA QUALITÀ DELLA SCRITTURA, SI PRESTA A ESSERE INTERPRETATO IN MODI NON SOLO DIVERSI, MA PROPRIO ANTITETICI E DI QUESTA AMBIGUITÀ TEMO AHIMÈ CHE PARTE COSPICUA DI RESPONSABILITÀ CE L’ABBIA LUI STESSO: COSÌ ABBIAMO AVUTO UN VICO ILLUMINISTA E SEMIKANTIANO, UN VICO IDEALISTA, SOPRATTUTTO UN VICO GENTILIANO E, CONTESTUALMENTE, CROCIANO, UN VICO SOCIOLOGO… E, OGGI, MIRABILE DICTU, A QUANTO PARE UN VICO SCALFARIANO, IN VERITÀ ANCORA SOLO ABBOZZATO E ACERBO A GIUDICARE DALL’ARTICOLO. IO VICO L’HO LETTO TUTTO, MALE E CON INFINITA PENA ANCHE FISICA PER DECIFRARE I SUOI ARZIGOGOLI SPESSO FANTASIOSI, MA TUTTO, E CERTO LA PRIMA IMPRESSIONE CHE ME NE È RIMASTA È QUELLA DI UNA GENIALITÀ LUSSUREGGIANTE E CAOTICA, CHE MESCOLA INTUIZIONI FOLGORANTI A DIVAGAZIONI STRANIANTI E ININTELLIGIBILI. HO TUTTAVIA LA CERTEZZA CHE L’AUTORE, PIÙ CHE UN MODERNO, SIA PROPRIO L’ALTERNATIVA UMANISTICA E LATINA ALLA MODERNITÀ COMUNEMENETE INTESA, NEL SENSO DELLA RIPROPOSIZIONE DELLA VALIDITÀ PERENNE DEL CLASSICO, DOPO E CONTRO IL SENSISMO E IL RAZIONALISMO ILLUMINISTICI, SENZA TUTTAVIA APPRODARE, PER QUESTO, A UNA SORTA DI ANTICIPAZIONE PROFETICA DELL’IDEALISMO, DA CUI È VACCINATO DA UN SANO REALISMO E DAL RICONOSCIMENTO, CONTRO CARTESIO, DELLA TRASCENDENZA DELLA RES RISPETTO AL COGITO CHE LE È NECESSARIAMENTE SECONDARIO. IN ÀMBITO POLITICO, POI, LA VISIONE VICHIANA È DEL TUTTO ANTITETICA A QUELLA DEL GIUSNATURALISMO E DEL LIBERALISMO NORDEUROPEO DI MARCA PROTESTANTE. AL CONTRATTUALISMO E AL CONVENZIONALISMO DELLA LINEA MODERNA COMPRESA FRA MACHIAVELLI E ROUSSEAU, VIA GROZIO, LOCKE E HOBBES, EGLI OPPONE IL PIÙ SANO REALISMO ARISTOTELICO-CICERONIANO, INDIVIDUANDO NELLO STATO E NELLE LEGGI ORGANISMI NATURALI E NECESSARI, NON CERTO IRRAZIONALISTICAMENTE CONTINGENTI E ARTIFICIALI E QUELLA POLITICA, MOLTO PIÙ CHE QUELLA METAFISICA, CREDO SIA LA CHIAVE DI LETTURA VICHIANA PIÙ FECONDA DI RISULTATI, ACCANTO NATURALMENTE ALLA PIÙ COMPLESSA QUESTIONE DELLA STORIA, ANCH’ESSA AFFRONTATA DAL NAPOLETANO NELLA RICERCA DI UN PUNTO DI EQUILIBRIO TRA IL CIECO AFFASTELLAMENTO DI DATI DELL’ILLUMINISMO E DELLA SOCIOLOGIA E LA PRESUNZIONE IDEALISTICA (E MARXIANA) DELL’ANTICIPAZIONE E DEL CALCOLO PROFETICO. MA QUI, AVENDO TEMPO, BISOGNEREBBE PARLARE DEL DELICATO CONCETTO VICHIANO DI PROVVIDENZA E DI ETEROGENESI DEI FINI (ALTRO CHE CORSI E RICORSI!), MA CREDO CHE LO SPAZIO E LA PAZIENZA CONCESSI SIANO TERMINATI DA UN PEZZO. ANCH’IO, CON SCALFARI, RITENGO CHE OGGI PIÙ CHE MAI OCCORRA RIPARTIRE DA VICO PER RIEDIFICARE DOPO LO SFASCIO, MA CON RIGORE E PRUDENZA, E GUIDATI POSSIBILMENTE DA MAESTRI MIGLIORI.

    • Massimiliano ha spazzato d’un colpo ogni possibile commento con il suo commento-summa.
      Semplicemente, la proposta dell’articolo è legata a due ragioni: la presenza degli autori “scolastici” nel dibattito (anche) politico attuale (non quindi solo relegati a ciarpame didattico) e l’uso degli autori a proprio consumo (tendenza ormai universale. Si vedano le numerose citazioni di Machiavelli o di De Gasperi).

  2. Perchè il prof. Merisi non si prende un po’ di spazio in più per spiegarci il Vico politico, magari con qualche citazione e indicazione bibliografica? Credo che sarebbe veramente molto utile nella “confusione italiana” sul pensiero politico.

    • Lo spazio (e soprattutto il tempo) spero di trovarli quest’estate. Ho infatti in progetto un libriccino sulla faccenda.
      Che volentieri sottoporrò al pregiatissimo parere dei colleghi filosofi.

Rispondi a massimiliano Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>