Lunedì 18 giugno 2001. Palestra del liceo Paolo Sarpi a Casalegno. Prova orale dell’esa-me di Stato. La commissione, composta da otto professori, attende svogliata e spossata dal gran caldo il primo maturando della mattinata, un certo Vitaliano Caccia, alunno irrequieto e molto esuberante già bocciato l’anno precedente e destinato a ripetersi.
Il suo ritardo però non dura a lungo e, quando finalmente giunge nello stabile pronto, secondo i professori, ad affrontare l’esame, questo estrae una pistola e uccide tutti i docenti presenti senza battere ciglio. Ne risparmia soltanto uno, il prof. di storia e filosofia, Andrea Marescalchi. Prima di uscire dalla palestra, però, Vitaliano, con estrema freddezza, punta un dito contro l’unico professore rimasto vivo, gli fa un cenno d’intesa con il capo e, senza dire una parola, fugge in sella alla sua moto.
Andrea rimane così, frastornato e confuso, per parecchio tempo, fino a che perde i sensi. Si risveglia in ospedale e, per molti giorni, non si rende nemmeno conto di cosa abbia vissuto quel lunedì. Quando infine comprende di essere “il sopravvissuto” di una delle stragi più crudeli avvenute nell’ultimo ventennio, capisce che, per quanto dica la polizia, è suo il compito di scoprire perché Vitaliano ha compiuto quell’orribile gesto.
Capisce anche che il segreto di tutto ciò non sta nelle compagnie di amici del ragazzo o nelle brutte abitudini che aveva, come doga o alcol, ma nel modo in cui egli era solito ap-procciarsi ai ragazzi durante le ore di lezione. Capisce che, forse, non è tutta colpa di Vitaliano se è successo quel che è successo.
Decide allora di ripercorrere per intero l’ultimo anno scolastico e lo fa sfogliando le pagine del suo diario personale, grazie al quale rivive tutti i momenti passati a scuola, da quelli più felici e gioiosi, come per esempio le ore di lezione trascorse a discutere con i propri alunni dei fatti dell’attualità, dei problemi relativi alle nuove generazioni o di tutto ciò di cui i ragazzi volevano discutere, a quelli più infelici e tristi, come ad esempio l’amore controverso tra Vitaliano e Bianca, oppure l’aborto che questa aveva dovuto affrontare e sopportare senza l’aiuto di nessuno.
Il professore rivive così tutti quegli eventi passati, cercando di cogliere quel lato oscuro che evidentemente aveva toccato l’animo di Vitaliano tanto da provocare in lui una così tale rabbia a pazzia da poter sterminare tutti i propri insegnanti, Andrea comunque doveva in primo luogo capire per quale motivo lui era stato escluso da questo suo folle gesto. Egli inoltre si ripromette che, nell’eventualità che non fosse riuscito a raggiungere questo suo obiettivo, si sarebbe tolto la vita.
Al termine del romanzo Andrea comprende molte cose che gli erano apparse del tutto inutili e trascurabili durante l’anno scolastico, tuttavia non riesce a darsi nessuna risposta plausibile riguardo l’accaduto e così, la sera precedente il rientro a scuola, egli, sconsolato per il fallimento, ma comunque volenteroso di mantenere l’impegno preso, prepara sul comodino le pillole di sonnifero e un bicchier d’acqua. La decisione finale, afferma infine Andrea, si sarebbe potuta prendere anche l’indomani.
Un romanzo che racchiude in sé lo “spirito del tempo”, oramai quasi assente al giorno d’oggi, e l’analisi del mistero dell’insegnamento fatta attraverso le pagine di un quaderno che contengono la causa scatenante la morte di sette persone innocenti.
Romanzo avvincente ed estremamente coinvolgente nei suoi numerosi flash-back, che pone il proprio punto di vista dalla parte del “cattivo”, cioè di colui che, per una serie di misteriosi motivi, ha commesso una strage, cosa da ritenere assolutamente ingiustificabile ma, come in questo caso, motivabile.
Silvia Maso (IIIBs)