Pordenone ieri/oggi/domani – Reading di Garlini, Marcuzzi, Cescon al Ridotto del Verdi

Si conclude martedì 27 marzo alle ore 18 il ciclo di incontri I Martedì di FriulAdria che la Banca ha organizzato al Ridotto del Teatro Verdi di Pordenone.

L’iniziativa, sviluppata in cinque appuntamenti, è stata ideata da FriulAdria a margine della mostra 100 anni FA…1911. Le arti in Friuli e Veneto in corso di svolgimento a Palazzo Cossetti, sede della Direzione Generale, fino al 2 aprile 2012.

L’ultimo incontro, intitolato Pordenone ieri/oggi/domani, ci riporta idealmente a Pordenone, città dove FriulAdria ha ancora le sue radici e da dove si è sviluppata tutta la sua storia aziendale.

Tre scrittori pordenonesi con un reading si interrogano in modo divertito sulla Città in cui vivono, fra un passato di tradizioni, nostalgie e luoghi, un presente inquieto di crisi, e un futuro quanto mai incerto. L’arma della scrittura e dell’ironia libera la Città dai cliché e la rende più viva e vera.

Protagonisti della serata saranno Roberto Cescon, Alberto Garlini e Simone Marcuzzi.

 

10 Italiani che hanno conquistato il mondo – Intervista a Simone Marcuzzi

Il nuovo libro di Simone Marcuzzi è una raccolta di dieci racconti su dieci italiani che hanno reso famoso il nostro Paese nel mondo o che ne hanno saputo incarnare gli umori, un’epoca. Tema impegnativo, che l’autore ha saputo declinare in modo intelligente e personale, legando le dieci figure al suo vissuto privato, in modo che esse si possono ritrovare nelle pieghe di ogni giorno. Così, per esempio, la citazione dantesca Ce fastu? diviene una scritta osservata nei pressi del parcheggio aziendale prima di un colloquio di lavoro, Rita Levi Montalcini è l’infermiera che rianima Simone dopo lo svenimento da fobia della siringa, la croce di Juri Chechi è l’antidoto alla malinconia adolescenziale.

Il proemio dell’opera è nel segno dell’acqua, che costituisce una sorta di dichiarazione di poetica. Lo scrittore Marcuzzi rivela al lettore di essere indeciso se accettare di scrivere i dieci racconti. Lo fa in presa diretta, mentre sta percorrendo la Pontebbana verso Cividale. E sembra allontanarsi da una decisione in quel suo riportare alla mente un episodio d’infanzia, quando alle elementari percorreva la stessa strada in pullman, attraversando gli stessi paesi, gli stessi paesaggi. Eppure, proprio nel finale del prologo, ci dice che ha accettato perché a trent’anni non può più sottrarsi alle occasioni per perdersi. E perché, per ritrovarsi, avrebbe avuto un rivolo d’acqua caparbio, immaginando sotto tanta ghiaia, quanta possa scorrere. È questo il motivo che ti ha spinto a raccogliere la sfida dell’editore Laurana?

Sono diverse le ragioni per cui ho accettato. La prima è che raccogliere gli stimoli esterni è sempre un’occasione formativa. Nel caso specifico, affrontare il titolo proposto dalla casa editrice mi ha spinto a ragionare su temi che finora mi avevano solo sfiorato, a documentarmi sulla vita di personaggi di cui sapevo poco o nulla e, sul piano tecnico, a ricercare una struttura narrativa che mi permettesse di raccontare questi italiani di successo in modo, se non originale, almeno personale. Per tutto questo sono grato a Laurana. Un altro buon motivo risiede nel fatto stesso che mi veniva data l’opportunità di tornare al racconto breve, forma nella quale mi trovo a mio agio e che purtroppo le case editrici sono sempre più restie a proporre al pubblico per motivi essenzialmente commerciali. Quella richiamata nella prefazione è però la motivazione che più riguarda il senso del libro. La collana “Dieci!”, di cui la mia raccolta è la quarta uscita, si propone come finalità quella di fissare dieci idee o persone o fatti da salvare nel nostro tempo. Nello scrivere i racconti ho cercato di accordarmi a questa idea guida, costruendo piccole narrazioni almeno in parte edificanti attorno a dieci personaggi che diventano i rappresentanti “emersi” di un paese reale e sommerso che forse è un po’ meglio dello stereotipo noto all’estero.

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Intervista a Simone Marcuzzi

Da quando è uscito Vorrei star fermo mentre il mondo va (Mondadori, 2010) ha riscosso sempre più apprezzamenti. Il suo autore (già apparso con alcuni racconti in diverse antologie collettive, tra cui ricordo «Allegri e disperati. Diventare adulti in Italia oggi» (Barbera, 2008) e prima ancora era uscita per Zandegù la raccolta di racconti Cosa faccio quando vengo scaricato).

I protagonisti del romanzo sono tre ragazzi all’ultimo anno delle superiori, che vivono gioie e paure in un territorio riconoscibile, ovvero quello della provincia del Nordest. Quello che è riuscito a fare Simone però è non aver costruito un’opera giovanilistica che strizzasse l’occhio ai luoghi comuni di quell’universo, la sessualità, la droga, la ricerca dell’estremo, quanto guidare il lettore attraverso la formazione dei personaggi, credibile, sincera, a volte crudele.

Il romanzo è giocato sull’alternanza tra passato presente, tra l’infanzia di Rodolfo negli anni novanta e il suo presente. L’infanzia fatta di vacanze a Bibione, di estati interminabili dai nonni, di giochi con gli amici. L’infanzia sembra essere il periodo che più di ogni altro segna la vita di un individuo, perché in qualche modo traccia una direzione. Continua a leggere