Amianto. Quelli dei cantieri di Monfalcone – Elena Giacomini

AmiantoNei cantieri navali di Monfalcone, in provincia di Gorizia, hanno lavorato per anni i cosiddetti “cantierini”, i quali hanno costruito immense navi petroliere e passeggeri. Per molte persone lavorare all’interno dei cantieri, è stato un motivo di fierezza perché finalmente riuscivano a portare a casa un buon salario. In passato, però questa gente non era consapevole del fatto che l’amianto, sostanza utilizzata nell’edilizia e nell’isolamento antincendio acquistabile a basso prezzo, in un futuro potesse togliere la salute ma soprattutto causare il decesso. “Il borotalco cattivo”, così chiamato da Covaz, provoca il mesotelioma pleurico, ovvero il tumore inguaribile provocato dall’inalazione di fibre di amianto che può avere un periodo di incubazione di quaranta anni. Per aver respirato tali fibre, si sono ammalate anche le mogli dei “cantierini” colpevoli solo di aver lavato le tute dei loro mariti deposito di fibre d’amianto. Dal 1992 in Italia, “il borotalco cattivo”è stato bandito. Infatti, l’amianto non può essere utilizzato e lavorato, in quanto si è riscontrata una connessione diretta di causa ed effetto tra la sostanza e la malattia. Milioni e milioni di persone sono morte per aver inalato tale fibra, il picco è previsto per il 2015. Tutt’ora sono in corso dei processi come quello di Casale Monferrato a Torino dove sono morte di più di due mila persone. A Casale, l’Eternit usava regalare ai suoi dipendenti gli avanzi d’amianto da utilizzare per compiere lavori edili in casa propria. Brasile, Canada e Russia sono i maggiori produttori di fibre d’amianto tant’è vero che le esportano in tutto il mondo, nei paesi dove la salute non ha alcuna importanza. Una grande questione non ancora risolta del tutto, riguarda lo smantellamento e la messa in sicurezza di questa sostanza presente nei fabbricati.

Elena Giacomini