Ci sono degli atei che promuovono dibattiti e conferenze per diffondere la loro visione del mondo; perché lo fanno?
La negazione dell’esistenza di Dio è una rispettabile posizione circa la verità, come è altrettanto rispettabile la concezione opposta; tuttavia mentre la seconda offre il conforto della speranza, la prima offre la “certezza scientifica” che nega all’uomo ogni speranza. Mi domando a che serva indurre gli altri individui allo sconforto, mi domando che vantaggio abbiano gli atei a propagandare il loro ateismo. Mentre il credente, per convincimento o dovere, deve compiere opera di proselitismo perché in questo modo diffonde la speranza della salvezza e, nello stresso tempo, acquisisce meriti per la propria salvezza, l’ateo non ha speranza per sé e toglie agli altri il conforto della speranza. Perché?
Perché l’ateo che fa proselitismo, a mio avviso, è un ateo non convinto del tutto, forse è un agnostico o forse è semplicemente un ateo pavido. Timoroso di accogliere per sé un bisogno spirituale, un credo che sente necessario, ma che non comprende e, per pura arroganza intellettuale, respinge da sé. Insomma egli ha paura di morire (come tutti) e teme che di là possa incontrare l’Inesistente. Se avrà fatto opera di proselitismo, potrà sempre dire: “Perdonami, ma mi hai dato una ragione inadeguata per comprenderti e siamo in tanti ad esserci fidati della ragione!”
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L’ateismo pavido – (Michele Casella)
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