Cosa leggono i prof.: Maria Carolina Tedeschi

Il romanzo–saggio del giovane scrittore toscano è un testo insolito, originale. In esso si sovrappongono, si integrano e si fondono più dimensioni narrative: dalla matrice autobiografica (c’è anche la “ sua storia”) alla riflessione di grande attualità (la crisi dell’industria tessile pratese e italiana tout court), dalle speranze per il futuro di un giovane e di una generazione alle “amare disillusioni” dell’età matura. In ultimo “Storia della mia gente” è anche la giustificazione della vocazione letteraria di Nesi:” So che sono servo dei miei libri e della mia famiglia, e il mio destino è scrivere. Finché potrò”.

In una Toscana che va dal “secolo d’oro” (anni  20 – 30 del secolo scorso) dell’industria tessile fino alla recente (2004) recessione  si muovono un imprenditore, O.Nesi, illustre e lungimirante antenato dell’autore, e la sua famiglia, con  fatti, ambizioni, fallimenti, abitudini, mode.

Le vicende familiari sembrano tuttavia quasi scorrere in secondo piano rispetto all’attenzione, alla focalizzazione dedicata alla gente di Prato, gente che si è consumata nel lavorare, che ha creato o almeno concorso al grande benessere del  Paese. Il capitalismo dei Nesi era però “morale”, capace cioè di “trasformare gli stracci in buoni tessuti”. Un mestiere molto redditizio, certo, ma che garantiva lavoro, cibo a molte famiglie toscane. Tutto questo fino agli anni ’90, quando, con l’avvento della globalizzazione dei mercati e la concorrenza cinese, ha inizio, inevitabilmente, la crisi, lenta e inesorabile, la dissoluzione di un sistema industriale. Ecco, allora, nel settembre 2004 la drammatica decisione presa dalla famiglia Nesi: la vendita dell’azienda. Ma questo atto ha un significato molto più sottile e tragico: “quando cedi un’azienda vendi anche la sua storia”, si legge.

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