Articolo di Thomas L. Friedman pubblicato ne La Repubblica.
Gli storici del futuro si arrovelleranno per cercare di capire come sia stato possibile che un venditore ambulante tunisino, Mohamed Bouazizi, immolandosi per protesta contro la confisca del suo banco di frutta, sia riuscito a scatenare sollevazioni popolari in tutto il mondo arabo-islamico. Le cause eclatanti sono note: tirannia, aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, disoccupazione giovanile e social network. Ma da quando sono arrivato in Egitto ho buttato giù un elenco, ipotetico e approssimativo, di quelle che definisco le «forze meno evidenti» dietro a questa rivolta di massa. Eccolo qua: IL FATTORE OBAMA Gli americani non si rendono conto fino in fondo di che atto radicale abbiamo compiuto (agli occhi del resto del mondo) eleggendo come presidente un afroamericano con Hussein come secondo nome. Sono convinto che ascoltando il discorso di Obama al Cairo nel 2009 (non le parole, ma l’uomo), parecchi giovani arabi devono essersi detti: «Hmm, vediamo un po’. Lui è giovane. Io sono giovane. Lui ha la pelle scura. Io ho la pelle scura. Il suo secondo nome è Hussein. Io mi chiamo Hussein. Suo nonno è musulmano. Io sono musulmano. Lui è presidente degli Stati Uniti. E io sono un giovane arabo disoccupato che non può votare e non ha nessuna voce in capitolo sul suo futuro». Metterei anche questo nel mix di forze che alimenta queste rivolte. Continua a leggere