Virgilio, il sommo poeta dell’Eneide, mi perdonerà per aver coniato l’espressione “Carmen omnia vincit“, la poesia vince ogni cosa. Anche l’autore latino, che aveva posto come soggetti vincenti il labor, il lavoro, nelle Georgiche e l’Amor (non richiede traduzione!) nelle Bucoliche, trovandosi a passare per le vie di Pordenone sabato 1 giugno, avrebbe scelto la poesia come vincitrice su ogni cosa.
Il merito va ai docenti e agli studenti del Liceo Leopardi-Majorana che, insieme all’attrice Carla Manzon, hanno letteralmente “presidiato” alcuni punti della città per offrire ai passanti la bellezza della poesia: poesie da leggere e da ascoltare, in una giornata speciale e dedicata alla condivisione di un bene inesauribile.
Da Corso Garibaldi a piazzetta Cavour, dalla piazzetta della Pescheria a Piazza XX Settembre, i giovani liceali, semplici nelle loro magliette col logo del Liceo e incoronati d’alloro come ogni poeta che si rispetti, hanno sfidato la diffidenza dei passanti che animavano le vie della città, per sottrarli, anche solo per un attimo, ai riti della quotidianità e per coinvolgerli con l’energia della giovinezza e il fascino della poesia, nella lettura di versi di ogni tempo: dai classici antichi ai contemporanei, da Catullo a Pascoli, da Dante al nostro Federico Tavan, in una dimensione che appartiene a tutti coloro che si riconoscono nelle radici comuni della cultura.
Prima intimiditi, ma poi sempre più sicuri, hanno affrontato e vinto la loro personale sfida. Ho visto passanti, inizialmente incerti e diffidenti perché abituati alla compravendita del consumismo più bieco, letteralmente conquistati dalla gentilezza dell’offerta gratuita della bellezza delle anime e della poesia.
Un po’ alla volta i nostri giovani cantori hanno ammaliato tutti in una festa fatta di versi poetici ma anche di scambi di esperienze fra giovani e adulti.
Valga per tutti il commento che ho ritrovato sul web ad opera di un cittadino che così descrive l’incontro coi piccoli aedi: “Queste sono le cose belle che danno a una città il senso di una comunità. Speriamo di rivedere presto queste iniziative che non costano nulla e che mai nessuno fra sindaci e assessori alla cultura hanno proposto, stimolato e incentivato.”
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L’albero dei sacilesi:“Una montagna di versi vi affonderà”
C’è una frase di Pietro Citati che mi ricorre nella mente quando passo davanti alla magnolia di viale Zancanaro:“Gli alberi hanno la stessa dignità di una cattedrale. Questo ci fa capire che noi dobbiamo difendere ogni quercia, ogni pino, ogni leccio, come se difendessimo le pietre stesse della cattedrale.”
L’albero è sempre stato per l’uomo una presenza importante, un preciso riferimento su cui far confluire credenze, misteri, allegorie, epifanie. Già nella Genesi si parla dell’“Albero della vita”, fonte di alimentazione e di sostanze capaci di produrre l’estasi, ma è nelle antiche civiltà che diventa esso stesso una divinità alla quale viene tributata tutta una serie di riti religiosi collegati allo scorrere della vita, al culto dei defunti o addirittura ai simboli dell’universo.
Così i grandi alberi secolari sono dei veri e propri monumenti naturali, la cui bellezza e maestosità sono paragonabili alle grandi opere umane, come le austere cattedrali della cristianità, perché gli alberi posseggono una forza straordinaria che si traduce nella spinta della linfa verso l’alto quale simbolo di quella bellezza, che solo la natura possiede, di contraddire la gravità. Gli alberi affondano le loro radici nella nostra terra, ma affondano radici ancora più profonde nell’immaginario di chi sa comprenderne la simbologia carica di riferimenti culturali ed etnologici e ne condivide l’analogia di protezione, armonia e bellezza. Chi, allora, meglio dei poeti e dei letterati ha avvertito e celebrato la bellezza della natura? Continua a leggere
Marco Paolini e i giovani – Liviana Covre
Marco Paolini, presente a Pordenone con il suo ultimo successo ITIS Galileo, ha incontrato gli studenti sabato 31 marzo, nel teatro Verdi per parlare con loro di storia e di teatro. Non posso non riandare con la memoria al lontano 1998, quando nacque il progetto Adotta uno spettacolo, promosso dall’Associazione per la prosa di Pordenone e proprio Marco Paolini si sottopose a una delle prime interviste degli studenti. Rappresentava “Bestiario Veneto” ed ebbe grande parte nel merito di avvicinare i giovani al mondo del teatro, una delle forme d’arte più popolari che nella scuola non aveva però lo spazio adeguato: troppo spesso infatti si faceva coincidere la conoscenza con le discipline canoniche e quest’arte ricchissima veniva posta in considerazione minore, affidata a qualche lettura in classe che ne trascurava il carattere visivo. A Paolini si deve il riconoscimento di aver capito l’importanza del contatto dell’attore con il pubblico dei giovani a cui permise di presentarlo ai pordenonesi presenti all’Auditorium Concordia, in un’intervista che affrontava i numerosi aspetti della sua opera e della sua attività teatrale. Col tempo quelle splendide occasioni di dialogo con gli interpreti, l’anima più vera del teatro, sono andate scemando per lasciare spazio ad altre iniziative all’interno del teatro Verdi, certamente valide ma che non hanno lo stesso impatto emotivo sui ragazzi che, invece, nelle interviste con gli attori venivano catturati dalle stesse emozioni vissute durante lo spettacolo. Scrive Carlo Collodi: «Gli smeraldi, le perle, ed i diamanti/Abbaglian gli occhi col vivo splendore;/Ma le dolci parole e i dolci pianti/Hanno spesso più forza e più valore». Dunque, quale cibo migliore per crescere che le emozioni della parola capace di diventare musica anche nella quotidianità, come solo un attore sa fare? Continua a leggere