1) Voodoochile – Jimi Hendrix
Dalla prima volta che, tanti anni fa, mi sono imbattuto in Voodoochile, continuo ad ascoltare questo pezzo quasi ossessivamente, senza che stancarmi mai. Non so dire cosa mi accada quando lo ascolto. Non considero neanche più Voodoochile un brano musicale ma una sorta di rito pagano, una energia BRUTALE che proviene dalle profondità della terra o del mio corpo, qualcosa di viscerale che mi inonda ogni volta di vitalità.
2) The Velvet Underground and Nico (noto come “il disco della banana”)
Si tratta di un intero LP, frutto della collaborazione fra il gruppo rock Newyorkese dei Velvet Underground (che annoverava musicisti come Lou Reed e JJ Cale), la fotomodella di origini tedesche Nico, e l’artista, fondatore della Pop Art, Andy Warhol (autore della famosa banana ritratta sulla copertina del disco). E’ un’opera “maledetta” composta da undici brani, autentici “fiori del male”, che raccontano un viaggio allucinato nel sottosuolo psichico e morale della allora più cattiva e corrotta metropoli dell’occidente. Pezzi come Venus in Furs, Heroin, I’m Waiting for my man, raccontano l’incubo della vita metropolitana raffigurato attraverso storie di alienazione, solitudine, perdizione fisica e morale, tra rapporti sadomaso, droga, prostituzione, violenze e assassini. E’ considerato uno dei dischi più importanti del Novecento capace di esercitare un’influenza enorme sul successivo sviluppo di alcune delle più importanti correnti del rock e del pop (Psichedelia, Punk, New Wave, Dark).
3) L’indiano – Fabrizio de Andrè
E’ un disco senza titolo che riporta sulla copertina l’immagine di un indiano a cavallo. Il disco racconta in modo poetico l’esperienza del rapimento subito dal cantautore e dalla moglie nel 1979 in Sardegna. E’ un disco che mi è caro per diverse ragioni: e’ dedicato alla Sardegna, terra che De Andrè amava profondamente; è l’opera di un poeta che considero fondamentale per la mia formazione etica ed estetica.
4) “Su lamentu de su pastore” – Gruppo Rubanu Orgosolo
Una delle esperienze più innovative nell’ambito della musica etnica sarda. Non si tratta di folclore o di etnomusicologia, ma di un vero e proprio manifesto di quell’aristocrazia guerriera rappresentata dai pastori della zona montuosa centrale della Sardegna.
5) Olè Coltrane – John Coltrane
Anche per questo pezzo miracoloso – composto da un genio assoluto del Jazz di ogni tempo – non riesco a trovare parole capaci di descriverlo. E’ un brano improvvisato nel quale un gruppo musicisti eccezionali (McCoy Tyner, Elvin Jones, Freddie Hubbard, Art Davis) viene condotto dal loro capo carismatico, a esplorare latitudini arcane. Un salto nell’ignoto di venti minuti che molti hanno descritto usando espressioni come “febbre interminabile”, “delirio”, “caos” “urlo straziante”.
Jean Luc Nuvoli