Mentre leggo il nuovo romanzo di Dacia Maraini, penso a un cimitero che ho visitato una quindicina di anni fa in Norvegia. Ci sono entrato per caso, mentre cercavo di raggiungere la cittadina di Alesund, sulla costa occidentale. Visito spesso i cimiteri quando sono in vacanza o alla scoperta di una nuova città; a volte parlo di questa consuetudine con i miei studenti, e loro si meravigliano, mi prendono in giro, temono che la gita a cui li dovrò accompagnare si trasformi in un triste repertorio di monumenti funebri.
Il cimitero è uno dei luoghi più inverosimili che l’uomo abbia mai inventato, ma è anche il luogo che forse più di ogni altro rivela il grado di civiltà dell’uomo. Visitare un cimitero significa conoscere il rapporto che un popolo intrattiene con i propri cari, conoscere come quel popolo si rapporta con la morte e quindi, in fondo, con il senso della vita.
Ciò che mi colpì, visitando questo piccolo cimitero sperduto nella campagna norvegese, fu la presenza, al suo ingresso, di alcune attrezzature per i giochi dei bambini. In Italia sarebbe impensabile: bimbi che corrono, che urlano, che inseguono una palla calpestando l’erba curatissima che circonda le lapidi. Ma soprattutto bimbi così a diretto contatto con i morti.
Che cos’è un cimitero? Molti di noi risponderebbero che è un luogo silenzioso, triste, dove ci si reca contriti per omaggiare i defunti. Eppure non sempre è stato ed è così. Alcuni documenti di età medievale e moderna ci descrivono i cimiteri come un luogo pubblico simile a un mercato o a una piazza, con tanto di botteghe e merci di ogni tipo; ci raccontano che spesso al cimitero ci si incontrava per danzare e per giocare, tanto che alcune leggi dovettero proibire l’ingresso a musicanti, mimi e giocolieri.
C’è un altro cimitero che da un po’ di tempo vorrei visitare in Scandinavia: è quello di Stoccolma. Sorge all’interno di un grande bosco, le lapidi si trovano ai piedi di enormi alberi di conifere, ai bordi di laghetti colorati di ninfee, su prati verdissimi, punteggiati di fiori. Insomma un luogo perfetto per una passeggiata romantica con la fidanzata, più che l’immagine di un camposanto. Ho citato la Scandinavia ma potrei citare i verdi cimiteri inglesi, oppure le bellissime croci celtiche che si incontrano sperdute nei paesaggi irlandesi, a segnalare la presenza di qualche morto a cui è stato concesso di riposare in luoghi stupendi, sospesi tra il verde delle brughiere e il blu intenso dell’oceano. Potrei ancora parlare di alcuni cimiteri americani o giapponesi: luoghi accoglienti, che invitano alla meditazione, al raccoglimento, a godere del silenzio e della pace.
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