Domani mercoledì 21 marzo 2012 alle ore 18.00, presso la Sala “Teresina Degan” della Biblioteca Civica di Pordenone, ci sarà il quinto appuntamento con le Conversazioni sul Postmoderno. Letture critiche del nostro tempo organizzato in collaborazione tra Biblioteca Civica, Liceo Leopardi-Majorana e Società Filosofica Italiana Sezione Friuli Venezia Giulia. Interverrà il prof. Marco Durigon sul Postmoderno fra cinema e letteratura.
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Il dibattito sul postmoderno nel cinema è ancora in una fase interlocutoria e, nonostante la pluralità di voci e interventi che si sono succeduti negli ultimi anni, non ha portato a una definizione precisa e a una visione globale. D’altronde racchiudere la questione entro confini ben delimitati sarebbe come negare l’idea stessa di complessità che è insita nel concetto di postmodernità.
Laurent Jullier, docente di estetica del cinema presso l’Università Sorbonne di Parigi, indica in Guerre stellari di G.Lucas (1977) l’atto di nascita del cinema postmoderno: grazie anche all’introduzione del sistema Dolby, esso avrebbe inaugurato il film-concerto, ovvero un cinema caratterizzato dalla presenza decisiva della musica (rispetto alla quale l’immagine stessa assume un ruolo secondario) e da figure stilistiche come il carrello in avanti, l’effetto clip, il 3D, capaci di provocare nello spettatore un “bagno di sensazioni, l’impressione di galleggiare al centro di un magma i cui suoni toccano direttamente, come l’acqua del bagno, il suo corpo intero”. E’ un cinema che necessita di proiezioni ad altissimo livello tecnico (schermo di grandi dimensioni e in grado di garantire un’immagine ben definita, acustica perfetta), in cui contano gli effetti speciali, i “fuochi d’artificio”; è un cinema che si fa evento, che seduce “lo spettatore alla ricerca di emozioni forti per contrastare la mancanza di emozioni”. Infine è un cinema che non rinuncia alla voglia di raccontare, ma lo fa differenziandosi dagli schemi del racconto classico, per assumere carattere di debolezza, leggerezza e frammentarietà (dal testo, chiuso e compiuto, all’ipertesto, percorribile in più dimensioni e disponibile a differenti letture).