Il fascino della parola letta: un progetto, tante emozioni (Davide Tonuzi)

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Felicità e infelicità: eccole due parole ed emozioni che ci hanno guidato in questo anno scolastico attraverso vari incontri.
Il progetto “Il fascino della parola letta” nasce dall’idea delle professoresse Mariarosa Burino e Angela Piazza, che quest’anno hanno guidato noi alunni di V B e V E ginnasio alla scoperta di due tematiche esistenziali di grande rilievo: la felicità e l’infelicità.
C’è però da dire che questo laboratorio di letture e idee non sarebbe stato lo stesso senza il contributo di due eccellenti persone: l’attrice Carla Manzon e Marco Anzovino, cantautore e musicoterapeuta di spessore.
Questi due pilastri del laboratorio ci hanno accompagnatiattraverso letture di romanzi (famosi o appena pubblicati) e riflessioni personali alla ricerca del nostro concetto di felicità e infelicità.
Il percorso del laboratorio è stato diviso in due fasi: quella guidata da Carla Manzon e quella animatada Marco Anzovino, che noi amichevolmente abbiamo soprannominato “Zio Anzo”. Entrambi hanno ottenuto un notevole successo!
Con la Manzon abbiamo letto diversi brani tratti da romanzidi autori molto diversi tra loro, dalla Masini alla Nemirovskij, da F. Scott Fitzgerald alla Mastrocola, spesso accompagnandoli con spezzoni di film, introdotti e commentati da esposizioni ben elaborate di compagne e compagni delle due classi.
L’energia di questa donna ci ha incantati tutti, è innegabile. Ci fa fatto parlare tra di noi, alla ricerca di definizioni, sensazioni ed emozioni, dandoci l’opportunità di mostrare il nostro vero “io” attraverso riflessioni che partivano da passi di romanzi. Tra risate e riflessioni e tra sorrisi e malinconia, gli incontri con lei sono passati velocemente, troppo velocemente, lasciandoci però la speranza di un’esperienza simile per il prossimo anno.
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Passando alla seconda fase, quella con Marco Anzovino, c’è subito da dire che è stata un’esperienza unica: abbiamo conosciuto questa fantastica persona, molto simpatica e carismatica, con cui siamo entrati subito in confidenza e che ci ha insegnato molto. Come dicevo, tra noi si è instaurato un buon rapporto poiché, avendo lui per mestiere (è musicoterapeuta in una comunità di recupero per tossicodipendenti) grande esperienza nel trattare gli adolescenti, sa come “prenderci” e cosa fare. A colpi di battute, sorrisi, silenzi e spezzoni delle sue canzoni, è riuscito a coinvolgerci tutti, perfino ancorpiù di quanto avesse fatto, nonostante il suo ottimo lavoro, la Manzon. Ognuno di noi ha avuto la possibilità di raccontare esperienze personali, rendendoci tutti partecipi di quei momenti.
In questa seconda parte però non si è trattato solo di esperienze e parole, ma ci siamo cimentati anche nella produzione di una canzone, creata unendo quanto di più profondo c’era in ognuno di noi. Inutile dire che ne siamo usciti tutti soddisfatti, tirando fuori la parte poetica celata in noi e rendendo fiere anche le due insegnanti che ci hanno seguito.
Nel corso di questo progetto, dunque, non si è trattato solo di occuparsi dicanzoni o di leggere “storielle”, ma di aumentare le nostre capacità di comunicare tra di noi, dipensare e di prestare ascolto alle riflessioni nostre e altrui, e devo dire che in questo siamo riusciti anche discretamente bene. Non vi sembriuna cosa da poco: in questi mesi di incontri, risate e fatiche, ci siamo visti crescere e abbiamo imparato molto più che non la semplice differenza tra felicità e infelicità.
Spero che il progetto venga mandato avanti negli anni a seguire, così che anche altre classi possano provare le nostre esperienze, facendo capire come da parole e musica possano nascere molte emozioni.

Davide Tonuzi (V E ginnasio)

Dieci (e più) domande a Carla Manzon

Carla ManzonSiamo nel chiostro della biblioteca. I raggi smorzati del pomeriggio e un po’ di brezza danno sollievo a studenti trasognati che un po’ sfogliano appunti, un po’ parlano già del mare. C’è un’atmosfera flemmatica, serena. Devo lottare con il registratore del cellulare e devo chiedere a Carla di ripetermi la prima risposta. Un ampio sorriso, però, mi lascia intendere che non c’è fretta.

Chi o che cosa ti ha fatto capire di voler fare l’attrice?

Non c’è stato un qualcosa che mi ha fatto decidere di voler fare l’attrice. Ho cominciato per sbaglio, per caso, perché un giorno ho visto una locandina Pro Pordenone con su scritto “corso di teatro” – parlo del 1975, troppi anni fa –. Arrivata a casa, da buona adolescente poco inquieta, non avevo voglia di fare niente e allora ho detto: “Boh, provo”. Mia madre era d’accordo, così quella sera sono capitata in questa sede dove c’erano dei matti che facevano versi strani, una tipa faceva il pappagallo su una sedia… Ho pensato: “Mamma mia, dove sono capitata!”. Tornata a casa, ho giurato a mia madre che non ci sarei più andata, lei però ha insistito. La seconda volta c’è stato il colpo di fulmine e da lì non ho più voluto smettere di fare teatro: è stato come trovare l’uomo della mia vita.

Controllo che il cellulare non mi abbia tradita di nuovo. No, per fortuna. Seconda domanda.

Ispirazione: dove la trai, da chi, e quanto è importante nel tuo mestiere?

L’ispirazione? – ci pensa un momento ma poi la voce è sicura – È importantissima. Nel lavoro dell’attore è una specie di folgorazione in cui vedi il personaggio come un ologramma che si muove davanti a te – una specie di spirito shakespeariano, un’anima. Oppure nasce dallo studio approfondito dell’autore e del periodo storico. In quel caso è proprio un tarlo più che uno studio: un tormento, un lavorio continuo della mente e anche del corpo – qui sorride – A me è capitato tante volte di seguire delle persone per strada che secondo me avevano le caratteristiche giuste per interpretare un personaggio. Eh sì, tante volte arriva anche dall’osservazione della gente. È un lato affascinante del nostro lavoro.

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Carmen omnia vincit

Giornata della poesia 3Virgilio, il sommo poeta dell’Eneide, mi perdonerà per aver coniato l’espressione “Carmen omnia vincit“, la poesia vince ogni cosa. Anche l’autore latino, che aveva posto come soggetti vincenti  il labor, il lavoro, nelle Georgiche e l’Amor (non richiede traduzione!) nelle Bucoliche, trovandosi a passare per le vie di Pordenone sabato 1 giugno, avrebbe  scelto la poesia come vincitrice su ogni cosa.Giornata della poesia 2
Il merito va ai docenti e agli studenti del Liceo Leopardi-Majorana che, insieme all’attrice Carla Manzon, hanno letteralmente “presidiato” alcuni punti della città per offrire ai passanti la bellezza della poesia: poesie da leggere e da ascoltare, in una  giornata speciale e dedicata alla condivisione di un bene inesauribile.
Da Corso Garibaldi a piazzetta Cavour, dalla piazzetta della Pescheria a Piazza XX Settembre, i giovani liceali, semplici nelle loro magliette col logo del Liceo e incoronati d’alloro come ogni poeta che si rispetti, hanno sfidato la diffidenza dei passanti che animavano le vie della città, per sottrarli, anche solo per un attimo, ai riti della quotidianità e per coinvolgerli con l’energia della giovinezza e il fascino della poesia, nella lettura di versi di ogni tempo: dai classici antichi ai contemporanei, da Catullo a Pascoli, da Dante al nostro Federico Tavan, in una dimensione che appartiene a tutti coloro che si riconoscono nelle  radici comuni della cultura.
Prima intimiditi, ma poi sempre più sicuri, hanno affrontato e vinto la loro personale sfida. Ho visto passanti, inizialmente incerti e diffidenti perché abituati alla compravendita del consumismo più bieco, letteralmente conquistati dalla gentilezza dell’offerta gratuita della  bellezza delle anime e  della poesia.
Un po’ alla volta i nostri giovani cantori hanno ammaliato tutti in una festa fatta di versi poetici ma anche di scambi di esperienze fra giovani e adulti.
Valga per tutti il commento che ho ritrovato sul web ad opera di un cittadino che così descrive l’incontro coi piccoli aedi: “Queste sono le cose belle che danno a una città il senso di una comunità. Speriamo di rivedere presto queste iniziative che non costano nulla e che mai nessuno fra sindaci e assessori alla cultura hanno proposto, stimolato e incentivato.”
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1 giugno: la giornata della poesia del Leomajor

manifesto definitivo GIORNATA DELLA POESIA 2013Sabato 1 giugno per i ragazzi del liceo Leopardi-Majorana è il giorno della poesia.
Le classi IV B ginnasio con la prof. Angela Piazza, la V D e la V E ginnasio con la prof. Mariarosa Burino, la I B e la I E del liceo classico con la prof. Carolina Tedeschi attraverseranno infatti le vie del centro storico cittadino dalle 9,30 alle 12 recitando le liriche a loro più care, accompagnati dall’attrice Carla Manzon.
L’iniziativa nasce come coronamento di un percorso vario e appassionante, che ha visto le classi coinvolte in esperienze molteplici: alcune si sono accostate al testo teatrale e al testo poetico con l’aiuto dell’attrice Carla Manzon, altre infine si sono avvicinate alla scrittura creativa con il concorso Raccontinclasse e alla composizione di testi per canzoni con il cantautore Marco Anzovino.
Il sodalizio poetico del nostro liceo con il territorio troverà quindi la sua espressione più completa sabato 1 giugno, quando, lungo le vie cittadine e tra le bancarelle del mercato, i giovani liceali regaleranno ai Pordenonesi poesie recitate, musicate e scritte, sottraendoli per un attimo alle loro occupazioni quotidiane.
I ragazzi del Leo-Major lanceranno dunque una sfida ai passanti indaffarati, affinché, tralasciando per un attimo le difficoltà del presente, si abbandonino al fascino della poesia antica e moderna.

Ci gorgoglia nella strozza

“Braccia rubate all’agricoltura”; non dite di non aver mai pensato che Dante invece della penna avrebbe potuto impugnare una zappa. Spesso è noioso ascoltare in classe la Divina Commedia o riempire pagine di parafrasi e commenti.
Anche molti di noi, quando abbiamo deciso di partecipare alle letture, non impazzivano per Dante, ma spinti dalla curiosità ci siamo messi in gioco.
Quindi incominciano le prove.
Conosciamo gli altri ragazzi perlopiù di vista, incontrati forse lungo i corridoi; ma dopo scambi di opinioni e qualche chiacchiera si crea un clima amichevole a scherzoso.
Seguono il progetto Carla Manzon, attrice cosmopolita (come le piace definirsi), e Silvia Corelli, della compagnia teatrale “Punto e… a capo”.
Con il loro aiuto iniziamo a farci spazio tra enjambement, pause espressive e allitterazioni, ma malgrado queste difficoltà non ci lasciamo intimidire.
La lingua del poema poco a poco ci suona più familiare e la lettura scorre; prendono forma i personaggi: gli eterni Poeti e Filosofi del limbo fanno innamorare Carla al canto IV: dalle sue parole traspare tanta ammirazione da commuovere; richiama dal foglio le anime magne (“quelli è Omero poeta sovrano; / l’altro è Orazio satiro che vene; / Ovidio è ‘l terzo, e l’ultimo Lucano”).
Caratterizzare i personaggi è parte della lettura espressiva, senza dimenticare mai le emozioni e il contenuto. Un po’ di tecnica è fondamentale: Silvia in questo è abilissima. Con qualche trucchetto scioglie problemi che prima ci sembravano tanto intricati: per non essere piatti, basta variare la velocità; per chiarire il concetto, inserire brevi pause e accentare le parole-chiave; per passare da un dialogo, a un ricordo, a una descrizione bisogna modulare la voce.
Facciamo progressi: Dante diventa chiaro, ci scappa perfino qualche risata.
Ora che tra di noi ci conosciamo meglio le battute sulla Divina Commedia vengono naturali.
Sbocciano maliziosi fraintendimenti (uno fra tutti: “come l’uom si fa sego” Pg,XVII,58), speculazioni sulla natura degli STUPEFACENTI mezzi usati dal poeta, qualche parolaccia dantesca a condire le nostre prove.
Presto arriva Pordenonelegge e i nostri instancabili lettori sono pronti ad aprire la manifestazione. Dal 19 al 21 settembre ci siamo esibiti in Biblioteca Civica con Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Salire sul palco ci ha emozionati più del previsto, ma riusciamo a mantenere un clima allegro e di curiosità.
Alla maratona prendono parte ospiti e inaspettati lettori, tra cui i professori universitari Francesco Bruni e Alberto Casadei, il sindaco Claudio Pedrotti, il filosofo della scienza Stefano Moriggi, il sociologo inglese Robert Dunbar, che ha portato la sua versione dell’Inferno in Inglese.
Non dimentichiamo la partecipazione dei prof. Susanna Corelli e Massimiliano Merisi, e di tutti quelli che ci hanno ascoltato: senza di loro non saremmo mai riusciti a organizzare questo evento.
Possiamo dire di aver riscoperto il significato originario della Divina Commedia e di aver apprezzato per la prima volta la musicalità, la narrazione e le passioni che muovono il poeta.
Il giudizio di un’opera non dovrebbe essere alterato solo perché incide sul rendimento scolastico.
Speriamo di avervi con noi per uno dei prossimi classici!

Giulia Appi e Alberto Scala

ARRIVANO LE DONNE DI TONINO GUERRA – Letture di Carla Manzon

Giovedì 8  marzo alle ore 18.00, presso la sala conferenze “Teresina degan” della Biblioteca Civica, si terrà la lettura di Arrivano le donne di Tonino Guerra con l’attrice Carla Manzon.

 

Arrivano le donne, è un libro pieno di poesia, un testo visto attraverso gli occhi di un uomo, un poeta che le donne le ha conosciute e amate. Un ritratto dolce, amaro e intenso dell’anima silenziosa delle donne, un universo che, come dice Guerra, “teneva me e Fellini avvolti e pieni di ammirazione confusa e ignorante”.
E’ proprio parlando con Fellini che nascono alcune riflessioni:
1. In Romagna, durante la civiltà contadina, che ci ha lasciato da poco, ha sempre comandato la donna: la azdora, che

    guidava i movimenti della famiglia e del denaro
2. L’ignoranza della donna è sorridente, quella dell’uomo è pesante.
3. Noi siamo l’albero e loro le radici.
4. La donna è un universo misterioso che ti riempie di domande senza risposta.
5. La donna è sempre madre e noi sempre ragazzi disubbidienti.
6. La donna si nutre di sacrifici e noi di desideri.
7. Davanti ad una donna è come trovarsi davanti ad una montagna lontana che sembra trasparente.
8. Noi siamo pensieri e loro la nostra immaginazione.

Arrivano le donne
 si presenta come una carrellata di personaggi femminili partendo dalla madre, di cui racconta:
“Il giardino più bello della mia vita è quello che aveva creato mia madre in una zona del cortile dove c’erano i depositi del carbone e della legna per la vendita al pubblico. Un rettangolo di terra battuta con attorno vecchi tegami da cucina gonfi di gerani, belle di notte, gardenie ed altri fiori.
Una vecchia poltroncina sgangherata dal sole e dalla pioggia, permetteva a mia madre e anche a me di sostare per riempirsi gli occhi di colori.
Ecco dov’è il paradiso. Un mondo che abbiamo visto nell’infanzia e che ormai è diventato un giardino mentale.”.
Oppure la storia dei due amanti  in Giulia:
“Giulia lentamente si gira fingendo di guardare in direzioni diverse per non creare sospetti a chi le stava davanti. I due corpi si uniscono con l’unico impedimento dei vestiti che tuttavia aumentano così tanto l’eccitamento. Restano attaccati anche quando il vagone è vuoto e loro continuano il viaggio oltre la loro fermata”.
Ritratti di donne africane che dondolano “con una danza segreta appena accennata” o di vecchie che vivono nei boschi o ancora la delicata risposta della donna di servizio nel racconto Ammirazione:
“Lei, che teneva con la punta delle dita alcune erbe sospese verso la bocca, si è bloccata con gli occhi pieni di lacrime. E mi ha detto: – Grazie, signor Tonino, perché nella mia vita mai nessun uomo è stato geloso di me”.
Tonino Guerra conosce profondamente l’animo delle donne, basta leggere il breve racconto dell’anziana ballerina che si crede seguita da un giovane e arrivata a casa:
“Una cosa straordinaria”, rispose la vecchia madre. “Un ragazzo mi ha seguito e io non volevo che mi vedesse in faccia per non deluderlo con la mia età. Guarda dalla finestra se è ancora giù sul marciapiedi”. La figlia andò alla finestra e vide sulla strada un vecchio che guardava su”.
La descrizione di una sacralità della vita fatta di gesti carichi di simboli, come nel racconto Tre piatti, dove un contadino tradito apparecchierà per tutta la vita la tavola per lui, per la moglie e per l’amante.
E infine una descrizione gioiosa del sesso delle donne che solo la delicatezza di Tonino Guerra poteva affrontare:
“Il sesso delle donne è una montagna bianca di zucchero, una foresta dove passano i lupi, è la carezza che tira i cavalli; è una ballerina vuota piena di aria nera e di lucciole; è un forno che brucia tutto.
E’ dal sesso delle donne che è venuto fuori il mondo, con gli alberi, le nuvole, il mare e gli uomini uno alla volta e di tutte le razze”.