JAMAA El Fna è una piazza mitica e simbolica. È il luogo in cui da sempre la cultura popolare si esprime nelle sue forme variegate e in tutti i suoi colori. Alfred Hitchcock la scelse per girarvi un film con James Stewart, «L’uomo che sapeva troppo» (versione del 1956). Grazie all’azione che vorrei definire militante dello scrittore spagnolo Juan Goytisolo, residente nel centro storico di Marrakech, questa città è stata classificata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità: non è più consentito cambiarla, sfigurarla, né tanto meno farla scomparire. Proprio questa piazza carica di storia e di cultura è stata scelta dai terroristi per uccidere gente innocente. Va detto che alcuni giorni fa Al Qaida annunciò l’intenzione di colpire il Marocco. Già altre volte aveva tentato commettere attentati in questo Paese, ma senza successo. Quelli del 16 maggio 2003 a Casablanca non furono rivendicati da quest’associazione criminale. Grazie alla vigilanza dei marocchini, vari tentativi di attentati hanno potuto essere sventati ma stavolta l’attenzione non è stata sufficiente. Se lo scopo dei terroristi era quello di porre fine alla stagione turistica, evidentemente non avrebbero potuto trovare un luogo migliore. A Jamaa El Fna marocchini e turisti si ritrovano per ascoltare i cantastorie, assistere a giochi di prestigio, acquistare erbe e polveri magiche ed è ancora qui che debuttano musicisti e attori, e si possono gustare le pietanze della cucina popolare marocchina. Questo attentato arriva nel momento peggiore. Il Marocco, contrariamente agli altri Paesi arabi, non è scosso in permanenza da proteste violente. Alcune riforme sono state avviate da quando il re Mohamed VI è giunto il potere (nel luglio 1999). E il 9 marzo scorso il re ha tenuto un discorso storico, annunciando ulteriori riforme politiche e l’intenzione di dotare il Paese di una nuova costituzione. I cittadini hanno manifestato pacificamente ogni domenica, per far pressione sul governo affinché le cose cambino rapidamente. Ma il re è amato, e nessuno gli chiede di dimettersi. La gente denuncia però il suo entourage, che si arricchisce, e la scarsa efficacia del governo. Giorni fa un giornale è uscito col titolo «La rivoluzione con lui», cioè con il re. Ed ecco che il terrorismo prende di mira stranieri e marocchini seduti ai tavoli del caffè più celebre e popolare, sulla terrazza che domina la piazza, dalla quale si può assistere a meravigliosi tramonti e godersi una splendida vista su tutta la piazza. Questo attentato, al di là di eventuali rivendicazioni, è un duro colpo per il Paese che aveva previsto ben 10 milioni di turisti da qui al 2012. Ora si farà strada la paura. Il Marocco sarà considerato un Paese non molto sicuro – ed è un gran peccato. Anche se una volta commesso il loro crimine,i terroristi non torneranno a ripeterlo – tanto più che la vigilanza sarà ancora maggiore. Politicamente, il Marocco è in cattivi rapporti sia con la Libia che con l’Algeria il ministro marocchino degli affari esteri ha ricevuto uno dei rappresentanti del Comitato di transizione libico. Non si sa comunque da dove venga l’attacco. Al Qaida, scavalcata dalle rivolte arabe, ha voluto mettere a segno un colpo per richiamarsi alla memoria del mondo civilizzato. E ha scelto il Marocco, che costituisce un’eccezione nel mondo arabo. Benché da tempo abbiano tentato di prendere piede qui, come hanno fatto in Algeria, i terroristi di Al Qaida non sono mai riusciti nel loro intento e quindi tentano di colpire un Paese che finora è sfuggito alla loro presa. Malgrado ciò che è accaduto stamane, la piazza continua a vivere, poiché nulla può impedirle di vibrare e di far sentire le sue molteplici voci. E questo è rassicurante, per i marocchini come per i turisti.
Tahar Ben Jelloun (Traduzione di Elisabetta Horvat)
Articolo pubblicato su La Repubblica