Al via il concorso “Caro autore, ti scrivo”

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Al via la nuova strepitosa edizione del concorso “Caro autore, ti scrivo”, dedicato a tutti i giovani lettori tra i 12 e i 14 anni, e promosso dalla Fondazione pordenonelegge.it. Sono state selezionate quattro tra le migliori pubblicazioni della letteratura per ragazzi degli ultimi tempi, una rosa di nomi di grande qualità, che già dimostrano come anche quest’anno pordenonelegge riservi grande attenzione e grandi sorprese per il pubblico più giovane. Il primo titolo è un best seller internazionale, in Italia noto al grande pubblico anche grazie all’omonima serie televisiva, andata in onda con successo su Rai1: Braccialetti rossi. Il mondo giallo, scritto da Albert Espinosa, uno tra i maggiori autori spagnoli contemporanei. Nel libro Espinosa racconta la propria adolescenza segnata dal tumore, che ha combattuto tra i 14 e i 24 anni: molto più di un diario e di una testimonianza, è la raccolta di tutto ciò che la malattia gli ha insegnato. In modo diretto e coinvolgente, Espinosa mostra come unire la realtà quotidiana ai sogni più segreti e come trasformare ogni istante di vita, anche il più cupo, in un momento di gioia. Divenuto un successo internazionale, la fiction Braccialetti rossi negli Usa sarà diretta da Steven Spielberg, che ne ha acquistato i diritti.

Guidorizzi e la concezione del corpo nel mondo antico (Francesco Amato, Alberto Francesconi, Irene Altomare, Elena Visentin, Alessia Avon)

Guilio Guidorizzi

Giulio Guidorizzi, grecista, filologo e professore all’università di Torino, ha magistralmente trattato, nella Sala Grande di Cinemazero, uno degli argomenti più complessi della letteratura greca, nonché un grandissimo problema di natura antropologica: la concezione del corpo.
“Talvolta il corpo può rispecchiare la propria interiorità” così ha esordito il professore dopo essersi alzato in piedi, gesto simbolico dato il tema che sarebbe andato ad approfondire. “Un corpo tatuato, ad esempio, si diversifica dagli altri in quanto caratterizzato da segni distintivi. Allo stesso modo il corpo degli eroi greci è un corpo dalle prestazioni eccezionali, poiché è eccezionale la persona stessa”. Secondo la cultura greca anche gli dei possedevano un corpo di forma umana, mancante però di un’anima.
Insomma, il corpo assume funzioni diverse in base alle culture e alle usanze della società. Secondo il parere del professore, l’anima è un concetto molto interessante: è infatti l’unica distinzione tra mortali e immortali, in quanto è compagna inseparabile per gli uomini e assente negli dei (“la psyché non è degli dei”, afferma il professore). La tradizione che gli dei fossero fatalmente attratti dagli uomini proprio per questa particolare distinzione lo conferma. Lo stesso Zeus, padre dei numi e signore del cielo, era appunto più attratto dalle donne mortali che dalle “comuni” dee. Questa sorta di malcontento nei confronti della mortalità da parte degli dei è visibile anche se prendiamo sotto esame un altro aspetto: se l’uomo soffre può usare il “dono” della mortalità e mettere fine alle sue pene; se invece un dio si trovasse in questa situazione non avrebbe altra scelta se non quella di persistere in questo stato per tutta l’eternità, poiché immortale, ma non totalmente immune al dolore. Dopo un breve inciso riguardante l’uso della parola “soma” nei testi omerici, dove questa presenta il significato di “cadavere” e non di “corpo vivo”, nozione mancante in tali opere, il professore ha proseguito con due interessanti analisi che vertevano su argomenti molto diversi: nella prima, ha evidenziato il fatto che gli dei non possono “banchettare” con gli uomini, in quanto il loro cibo è diverso e il nutrirsi dei cibi umani porterebbe alla perdita della loro natura divina.  Nella seconda ha ribadito come il concetto di corpo non riguardi solo la fisiologia o la medicina, ma abbia un’importante funzione culturale. Un altro esempio di tale affermazione è dato dalla volontà dei Greci di esaltare il corpo, nel pieno della sua bellezza (“avere un corpo bello per i Greci significava avvicinarsi agli dei”). Tale aspetto era ritenuto così importante che coloro i quali avevano la sfortuna di possedere un corpo deformato erano oggetto di numerose prese in giro; persino il teatro, nella Grecia antica, “giocava” con le deformità.
Dopo queste analisi di notevole peso contenutistico, Guidorizzi si è cimentato in una breve spiegazione riguardante la concezione del corpo nell’Odissea, opera tanto cara a noi ginnasiali. Il professore ha messo in evidenza il fatto che Ulisse più volte nella durata delle vicende abbia cambiato la natura del suo corpo, anche grazie a interventi divini. Ma non solo lui. In tutta l’Odissea infatti si gioca sulla diversa fisionomia del corpo; basti pensare a Polifemo, alle Sirene, a Circe o ai corpi dell’Ade. Guidorizzi ha poi proseguito con una delle affermazioni più interessanti del suo discorso: “Un corpo senz’anima non è più il corpo della persona a cui apparteneva”. Affermazione di grandissimo peso e il cui approfondimento avrebbe richiesto molto più tempo di quello rimanente. Dopo qualche altro breve riferimento all’argomento “corpo-dei” e dopo aver risposto in modo più che esauriente alle domande degli studenti, per la verità mai così numerose, la conferenza si è infatti conclusa tra gli applausi di tutti i presenti. Noi “classicisti del Leo-Major” siamo così tornati a casa con la consapevolezza di aver arricchito e non poco il nostro bagaglio culturale, avendo approfondito uno dei temi fondamentali della letteratura di tutti i tempi, in particolar modo di quella della Grecia antica, sempre più indissolubilmente legata alla vita scolastica di noi ragazzi.

Francesco Amato, Alberto Francesconi, Irene Altomare, Elena Visentin, Alessia Avon, VBg

“Nuda Veritas”. Il Leo-Major al Malibran di Venezia ad ascoltare “ I classici contro” (Antonio Forte, Valentina Bordin, Chiara Bettini)

classici-controLa conferenza tenutasi al teatro Malibran di Venezia, nell’ambito del progetto “Classici contro: Nuda Veritas”, si è aperta con l’intervento di Stefano Quaglia, esperto di cultura classica al Ministero dell’Istruzione. “Chi ha paura dei classici?” A questa domanda ha dato una risposta il professore, affermando che coloro che hanno compiuto studi diversi da quelli classici li temono profondamente e che tutti abbiamo bisogno del patrimonio ereditato dal mondo antico, poiché è in grado di permettere ad ognuno di rispondere alle domande importanti sul senso dell’esistenza, in quanto è misura del nostro divenire. All’intervento di Quaglia è seguito quello di Arianna Braghin, del gruppo di ricerca “Alètheia” dell’Università Ca’ Foscari. La giovane relatrice ha presentato la figura di Omero, affermando che il potere del suono si rivela nella voce delle Muse da cui il cantore trae l’ispirazione per la composizione e l’esecuzione del suo canto. Le dee, sempre presenti agli eventi della vita, donano il canto all’aedo cieco e privo del sapere, Omero, comunicandogli quella conoscenza totale e quel messaggio che lo rendono un maestro di virtù e di verità. La vista e l’udito del cantore greco si intrecciano e agiscono nel processo della conoscenza, come strumenti sui quali il canto epico deve fondersi per raggiungere l’alètheia. Della verità e della seduzione erotica nella poetica greca, su questo si è fondata invece l’accattivante argomentazione di Claude Calame, noto professore dell’Università di Yale, nella quale ha parlato di Elena. Quest’ultima, come racconta Isocrate, sarebbe apparsa ad Omero chiedendogli di comporre sulla guerra di Troia un poema che presentasse eroi più illustri dei mortali: pare dunque ovvio che la fama dell’Iliade e il suo fascino siano dati dall’intervento della seducente eroina. E proprio nella seduzione si incontrano verità poetica ed eros, ritenuto verità vestita. Sport e guerra partono secondo Paola Bernardini, dell’Università di Urbino,  dallo stesso scopo, lo scontro. L’ agòn greco come lotta in cui si deve vincere: nella civiltà ellenica infatti si doveva essere i migliori. L’agonismo investiva molteplici aspetti dell’esistenza degli antichi Greci, dalla pratica bellica all’atletismo, dalla politica alla retorica. Nello scontro agonale la verità è rappresentata dal risultato incontrovertibile che vede un vincitore e un vinto; nel duello eroico la verità è sì la prova dei fatti, cioè l’esito finale, ma è anche il riconoscimento che il combattente vuole dai commilitoni per il proprio valore.  La conferenza si è conclusa con il brillante intervento di Carmine Catenacci, professore di Letteratura greca all’Università di Chieti – Pescara, il quale ha affrontato il tema delle reazioni pericolose a cui può portare la verità nella poesia, affermando che quest’ultima, come sosteneva lo stesso Pindaro, con la sua capacità plastica e l’autorevolezza enunciativa, diventa pericolosa, se essa si fa portatrice di menzogna e inganno. Il progetto “Nuda Veritas” oltre a coinvolgere numerosi appassionati della cultura classica, ha anche coinvolto molti giovani studenti  facendo conoscere loro l’affascinante concetto di verità nella cultura ellenica.

Antonio Forte, Valentina Bordin, Chiara Bettini, VBg

Conoscere l’Europa: il grande Nord

Slim shapes

Conversazione e letture a cura dell’Atelier di lettura

Le conversazioni saranno accompagnate da brani musicali significativi e da documentazione per immagini

martedì 13 maggio
I vichinghi esploratori e navigatori, nel Nord Atlantico, nei mari e nei fiumi d’Europa

L’Europa continentale sotto Carlo, imperatore Magno, si era organizzata intorno allo sfruttamento delle terre affidate a contadini servi. Vicino all’imperatore stavano i guerrieri deputati a difendere i confini dai barbari di oriente. Lo sostenevano le istituzioni religiose secolari che si occupavano di portare alla vera fede i pagani, mentre Carlo era impegnato a sottometterli. Guerrieri, sacerdoti, feudatari e imperatore erano rigidamente legati alla terra. I mari, gli oceani, i corsi dei fiumi erano per loro spazi quasi impraticabili.
All’estremo Nord un pericolo nuovo era in agguato, i popoli del mare. Questi mettevano in campo abilità del tutto sconosciute sia alle genti del continente, che a quelle del Mediterraneo. Sapevano percorrere lunghe tratte sulle acque con navigli portentosi capaci di cavalcare le onde, di affrontare le tempeste. Sapevano nutrirsi dei frutti del mare, i pesci essiccati. Sapevano scendere agilmente su qualsiasi costa o sponda di fiume e sapevano condurre aggressioni fulminee e distruttive con grande efficacia. Erano i vichinghi. I secoli, tra il 793, quando attaccarono Lindisfarne nel nord-est della Gran Bretagna e il 1066, anno nel quale conquistarono l’Inghilterra, rappresentano l’era dei vichinghi. Non comprenderemmo il rapporto che i paesi del grande nord intrattengono con l’Europa continentale se non ne conoscessimo a grandi linee la civilizzazione dei vichinghi.

martedì 20 maggio
Il particolare rapporto con la natura e il territorio

martedì 27 maggio
Tra prossimità ed estraneità, i Paesi del grande Nord nell’Europa di oggi: Danimarca e Svezia, Islanda e Norvegia

martedì 3 giugno
L’oro del Nord: i mari, gli oceani, i fiumi. Merluzzi, aringhe, salmoni e… petrolio

Il fascino della parola letta: un progetto, tante emozioni (Davide Tonuzi)

Il fascino della parola letta-1

Felicità e infelicità: eccole due parole ed emozioni che ci hanno guidato in questo anno scolastico attraverso vari incontri.
Il progetto “Il fascino della parola letta” nasce dall’idea delle professoresse Mariarosa Burino e Angela Piazza, che quest’anno hanno guidato noi alunni di V B e V E ginnasio alla scoperta di due tematiche esistenziali di grande rilievo: la felicità e l’infelicità.
C’è però da dire che questo laboratorio di letture e idee non sarebbe stato lo stesso senza il contributo di due eccellenti persone: l’attrice Carla Manzon e Marco Anzovino, cantautore e musicoterapeuta di spessore.
Questi due pilastri del laboratorio ci hanno accompagnatiattraverso letture di romanzi (famosi o appena pubblicati) e riflessioni personali alla ricerca del nostro concetto di felicità e infelicità.
Il percorso del laboratorio è stato diviso in due fasi: quella guidata da Carla Manzon e quella animatada Marco Anzovino, che noi amichevolmente abbiamo soprannominato “Zio Anzo”. Entrambi hanno ottenuto un notevole successo!
Con la Manzon abbiamo letto diversi brani tratti da romanzidi autori molto diversi tra loro, dalla Masini alla Nemirovskij, da F. Scott Fitzgerald alla Mastrocola, spesso accompagnandoli con spezzoni di film, introdotti e commentati da esposizioni ben elaborate di compagne e compagni delle due classi.
L’energia di questa donna ci ha incantati tutti, è innegabile. Ci fa fatto parlare tra di noi, alla ricerca di definizioni, sensazioni ed emozioni, dandoci l’opportunità di mostrare il nostro vero “io” attraverso riflessioni che partivano da passi di romanzi. Tra risate e riflessioni e tra sorrisi e malinconia, gli incontri con lei sono passati velocemente, troppo velocemente, lasciandoci però la speranza di un’esperienza simile per il prossimo anno.
Il fascino della parola letta-2
Passando alla seconda fase, quella con Marco Anzovino, c’è subito da dire che è stata un’esperienza unica: abbiamo conosciuto questa fantastica persona, molto simpatica e carismatica, con cui siamo entrati subito in confidenza e che ci ha insegnato molto. Come dicevo, tra noi si è instaurato un buon rapporto poiché, avendo lui per mestiere (è musicoterapeuta in una comunità di recupero per tossicodipendenti) grande esperienza nel trattare gli adolescenti, sa come “prenderci” e cosa fare. A colpi di battute, sorrisi, silenzi e spezzoni delle sue canzoni, è riuscito a coinvolgerci tutti, perfino ancorpiù di quanto avesse fatto, nonostante il suo ottimo lavoro, la Manzon. Ognuno di noi ha avuto la possibilità di raccontare esperienze personali, rendendoci tutti partecipi di quei momenti.
In questa seconda parte però non si è trattato solo di esperienze e parole, ma ci siamo cimentati anche nella produzione di una canzone, creata unendo quanto di più profondo c’era in ognuno di noi. Inutile dire che ne siamo usciti tutti soddisfatti, tirando fuori la parte poetica celata in noi e rendendo fiere anche le due insegnanti che ci hanno seguito.
Nel corso di questo progetto, dunque, non si è trattato solo di occuparsi dicanzoni o di leggere “storielle”, ma di aumentare le nostre capacità di comunicare tra di noi, dipensare e di prestare ascolto alle riflessioni nostre e altrui, e devo dire che in questo siamo riusciti anche discretamente bene. Non vi sembriuna cosa da poco: in questi mesi di incontri, risate e fatiche, ci siamo visti crescere e abbiamo imparato molto più che non la semplice differenza tra felicità e infelicità.
Spero che il progetto venga mandato avanti negli anni a seguire, così che anche altre classi possano provare le nostre esperienze, facendo capire come da parole e musica possano nascere molte emozioni.

Davide Tonuzi (V E ginnasio)