Orizzonti del postumano

Intervento del prof. Giovanni Leghissa (Società filosofica Italiana – Sezione Friuli Venezia Giulia) – Udine, 25 febbraio 2011)

“Esistono nuovi modelli di razionalità?” Questa è la domanda che Giovanni Leghissa, filosofo dell’Università di Torino, ha rivolto ai partecipanti del seminario organizzato dalla Società Filosofica Italiana. La domanda è la premessa per parlare del Postumano.

Derrida, Foucault: questi sono i filosofi citati, perché è a partire dai loro studi che il paradigma umanista è entrato, nella seconda metà del secolo scorso, in crisi.

Ma, per capire il postumano contemporaneo, secondo Leghissa, dobbiamo fare un lavoro di analisi sull’umano, ricercandone le origini. L’uomo, inteso come essere razionale, nasce nel neolitico, quando inizia a mangiare carne, si unisce in matrimonio, pratica il culto dei morti, esercita nuove attività e inedite forme di organizzazione del lavoro. Con il neolitico, diventa sedentario, abita in villaggi, definisce confini e fa la guerra per difendersi o aggredire. Tutti comportamenti che ancora oggi continuiamo a fare, considerandoli naturali. Quindi, possiamo dire che quei modi di vita che hanno avuto la loro origine nel neolitico sono ancora il nostro orizzonte comportamentale attuale. Queste considerazioni ci fanno riflettere su quanto i tempi del mutamento dell’agire umano siano di lunga durata: l’uomo attuale vive ancora all’interno di quel paradigma, anche molti sono i segni di una sua definitiva crisi.

Compreso tutto questo, si può introdurre il concetto di Bio-Cultura. Fino a trent’anni fa sarebbe stato impossibile associare bios con cultura. Oggi però la psicologia evolutiva e la scienza in generale hanno fatto progressi notevoli, riuscendo a evidenziare lo stretto legame tra la cultura e la storia naturale: il tema del postumano, allora, ci riporta alle tematiche del materialismo “duro e puro” che è possibile ritrovare solo analizzando l’intreccio tra bios e cultura.

Ma la nuova domanda da porsi è: “Qual è la nuova natura con cui abbiamo a che fare?” È, per Leghissa, quella dell’antropocene.

Vediamo di capire meglio. La Natura è l’insieme degli esseri viventi e degli “esseri” inanimati che compongono il nostro mondo. Adesso, però, dopo anni di interazioni e sconvolgimenti dell’ambiente, il mondo ai nostri occhi si manifesta innanzitutto come un artefatto globale. Ma questo artefatto globale, da noi creato, non è più governabile, perché diventa pura e assoluta esteriorità. Il mondo nel quale viviamo è letteralmente “fuori controllo”.

L’orizzonte postumano quindi rivaluta il mondo storico e scientifico attraverso la psicotropia, uno stato di benessere che rende piacevole al cervello stare al mondo. In questo mondo, la cultura è vista come una “droga”. L’uomo quindi si dissolve perché si stabilisce in fasci di materia in quanto avendo trasformato il mondo in un antropocene dato che l’uomo non è in grado di adattarsi a un solo ambiente allora questa sarà la nuova forma che assumerà la nostra specie.

E arriviamo quindi all’ultima domanda posta dal relatore: “Quale sarà il modello di razionalità prevalente nella dimensione del postumano?”

È a questo punto che interviene la teoria delle organizzazioni, formulata da Herbert Simon, applicabile sia al mondo meccanico sia a quello umano. Simon, economista e psicologo statunitense, ha dimostrato che gli esseri umani sono mossi nel loro agire da una razionalità limitata, che li porta a prendere decisioni non ottimali, ma solo soddisfacenti. Fondamentale in questo processo è il che questo modello di razionalità, proprio perché capace di gestire ogni ente che interagisce con l’ambiente, sarà sempre più destinato a prevalere nella gestione dell’antropocene, dell’artefatto globale entro cui siamo inseriti. Essendo il nostro un sistema complesso, questo modello di razionalità ci porterà a cercare di renderlo sempre più semplice, così da eliminare ogni forma di complessità esistente nel nostro modo di vivere. Ne saranno coinvolti sia i desideri sia le relazioni interpersonali, che in tal modo non assumeranno più i connotati dell’aspirazione e del sogno, ma quelli della preferenza. La preferenza tra un ventaglio di opzioni diverrà il perno attorno a cui ruoterà l’economia e che permetterà di eliminare, grazie alla conoscibilità delle preferenze, ogni margine di improbabilità. Il rischio, quindi, è quello che il postumano diventi DISUMANO, perché il concetto di individuo e di legame tra le persone si dissolve: l’uomo e la socialità sono ridotti a fasci di materia funzionali all’esistenza e al funzionamento delle organizzazioni. Molti filosofi, tra cui anche Freud nel Disagio della civiltà, hanno trattato ampiamente l’argomento, sostenendo che la persona all’interno della massa perde la sua individualità e tende a identificarsi con un “capo carismatico”. Se è questo è ciò che ci attende, ovvero un incontrastato dominio delle organizzazioni in un orizzonte postumano, dovremo essere noi giovani a prendere in mano la situazione di questo orizzonte per evitare che una profezia cosi disastrosa si avveri.

Eugenia Valentini

 

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