Mariangela Melato e il questionario di Proust

mariangela-melato_313x262Nel 2005 Mariangela Melato ha accettato di sottoporsi al «questionario di Proust» di Paolo di Stefano per il settimanale “Io Donna”. Ecco le sue risposte.

Il tratto principale del suo carattere?
L’onestà. 

La qualità che preferisce in un uomo?
La dolcezza.

E in una donna?
La dolcezza.

Il suo migliore amico?
Ne ho più d’uno.

Il suo principale difetto?
La testardaggine.

La persona a cui chiederebbe consiglio in un momento difficile?
Almeno due, anzi tre.

Il suo sogno di felicità?
Un po’ di serenità.

Il suo rimpianto?
Non poter tornare indietro: rifarei quasi tutto.

L’ultima volta che ha pianto?
Ieri, ahimè, ho pianto per troppa tensione.

Il giorno più felice della sua vita?
Credo che debba ancora arrivare.

E il più infelice?
Ne ho avuti una bella sequela, ma non mi hanno domata.

La persona scomparsa che richiamerebbe in vita?
Mio papà. So che faccio un torto a mia madre, ma la prima risposta è quella che conta.

Quale sarebbe la disgrazia più grande?
Ammalarmi e non poter fare il mio mestiere.

La materia scolastica preferita?
Italiano.

Città preferita?
Sono divisa tra Roma e Milano.

Il colore preferito?
Bianco.

Il fiore preferito?
Le rose bianche.

L’uccello preferito?
I passerotti piccolissimi, degli altri ho paura.

Bevanda preferita?
Vino rosso.

Il piatto preferito?
Mangio disordinatamente di tutto. Ma il riso mi piace in tutti i modi.

Il suo primo ricordo?
Ero a scuola per la prima volta e ricordo una smisurata differenza tra me e gli altri. Mi sentivo molto diversa e inadeguata.

Libro preferito?
“Il giovane Holden”.

Autori preferiti in prosa?
Pirandello su tutti.

Poeti preferiti?
Tanti: Penna, Quasimodo, Eliot. La Merini è fantastica.

Cantante preferito?
Otis Redding è stato il mio idolo per anni. Poi: Ray Charles, Sinatra e Billie Holiday.

Sport preferito?
Ginnastica artistica.

I suoi eroi?
Le persone semplici che sopportano una vita insopportabile.

I suoi pittori preferiti?
Gli espressionisti. Poi: Boldini e in genere i figurativi.

La trasmissione televisiva più amata?
Quella di Arbore: Renzo riesce a fare tutto con grazia e classe.

Film più amato?
“Quarto potere”.

Attore preferito?
Marlon Brando tra gli uomini. Tra le donne: Bettie Davis e Alida Valli.

Canzone che fischia più spesso sotto la doccia?
Canticchio canzonette allegre, più con i ritmi che con le parole. Ultimamente: “Sola me ne vo’ per la città”.

Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, che cosa cambierebbe?
Gambe più lunghe. Per il resto, mi è andata bene anche se non sono una modella. Ho imparato ad apprezzare anche le mie imperfezioni.

Personaggio storico più ammirato?
La storia non mi interessa minimamente.

I nomi preferiti?
Nomi semplici: mi fanno pena le Samantha.

Quel che detesta di più?
L’arroganza e la volgarità.

Se potesse parlare a quattr’occhi con l’uomo più potente del mondo?
Non credo che possa servire.

Il dono di natura che vorrebbe avere?
Qualche volta vorrei essere invisibile.

Il regalo più bello che abbia mai ricevuto?
Le cose che mi piacciono di più le ho comperate io.

Come vorrebbe morire?
Con la sensazione di avere finito.

Stato d’animo attuale?
Con mille dubbi e paure.

Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza?
Sono sempre molto indulgente.

Il suo motto?
Andare avanti.

Mariangela Melato era nata a Milano nel ’45. Nel cinema aveva cominciato recitando con Petri (“La classe operaia va in paradiso”, 1971), con De Sica (“Lo chiameremo Andrea”, 1972) e con Lina Wertmüller (“Mimì metallurgico ferito nell’onore”, “Film di amore e d’anarchia”, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”), poi anche con Bertolucci, Comencini, Salce, Steno, Monicelli, Avati, Brusati e altri. Anche in teatro aveva lavorato con i maggiori registi, da Strehler a Ronconi, ottenendo notevoli riconoscimenti di pubblico e di critica.

Paolo Di Stefano 12 gennaio 2013 |

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