Le frontiere delle neuroscienze – Alberto Oliverio a Pordenonelegge

Il cervello è la struttura più complessa dell’Universo, composta da miliardi di neuroni e da una fittissima rete di connessione. Da sempre ha affascinato l’uomo e per questo nel corso della storia è stato oggetto di innumerevoli speculazioni filosofiche e scientifiche. Ma quanto sappiamo realmente di esso? Ad ogni area del cervello corrisponde una specifica funzione? Quanti tipi di memoria conosciamo? Quali sono i confini delle mente umana?
Nel diciannovesimo secolo, agli albori della neuroscienza, gli studi sembravano portare a una forte localizzazione delle nostre funzioni in specifiche aree del cervello. Si pensava che le capacità di muoversi, decidere, emozionarsi, ricordare fossero legate a precise e specializzate aree indipendenti tra di loro e che fosse possibile ottenere una mappa degli emisferi cerebrali. In realtà questa convinzione si rivelò solo parzialmente esatta poiché forniva un’immagine troppo semplificata del cervello. Ricerche più approfondite hanno dimostrato che quest’organo non può essere pensato come una semplice collezione di funzioni separate ma piuttosto un insieme di settori interdipendenti. Il processo evolutivo ha infatti permesso che un’ area specializzata fosse integrata da altre: in questo modo se questa dovesse cessare di funzionare, le altre supplirebbero a questa lacuna.
Anche se non siamo a conoscenza delle tracce fisiche della memoria, conosciamo le modalità con cui lavora. Essa non è una fotografia della realtà, ma è dinamica: a partire dall’acquisizione di dati rielaborati secondo categorie, compie un processo di generalizzazione dando vita al ricordo. Quest’ultimo può essere ricostruito a partire da pochi elementi chiamati “battute d’ingresso”, stimoli capaci di attivare cascate di ricordi. Famoso è l’aneddoto di Proust in cui egli racconta che il solo profumo delle “Madeleine” generava in lui il ricordo dell’infanzia. L’intensa attività mnemonica continua anche nel sonno:  studiando il cervello di una persona che dorme si può osservare che esso utilizza le stesse aree attive durante il giorno.
L’encefalo è una struttura complessa e gerarchica, articolata in struttura sottocorticale involontaria e corticale volontaria. L’una controlla la memoria procedurale che è caratterizzata da meccanismi involontari che avvengono automaticamente; essa compare precocemente, è molto robusta e accompagna l’individuo per tutta la vita. L’altra gestisce la memoria  dichiarativa che deve essere esplicitata, è più fragile, più tardiva e più facilmente cancellabile. Esempi di memoria procedurale sono l’articolazione del linguaggio e la comprensione di esso. Esempi di memoria dichiarativa invece riguardano tutte le conoscenze esplicite (esprimibili a parole) che si hanno sul mondo, variando dalla collocazione della propria casa al testo completo dell’Iliade.
Per svolgere un calcolo mentale troviamo numerose difficoltà, mentre riportandolo su carta la nostra mente viene molto agevolata. Questo fenomeno è spiegabile per il fatto che il nostro cervello non è in grado di manipolare facilmente gli oggetti della nostra mente. Essa perciò si estende al di fuori di noi attraverso sistemi di ausilio definiti “estrapolatori”. La nostra mente varca i confini del nostro corpo e si mescola alla nostra realtà. Il pezzo di carta non è più un semplice oggetto, ma diventa uno strumento del nostro intelletto dove il cervello può estendere al massimo le sue potenzialità.

A cura di: Laura Del Ben , Giulio Lombardo, Gianni Pessotto, Nicole Valerio (5Ds)

 

Un pensiero su “Le frontiere delle neuroscienze – Alberto Oliverio a Pordenonelegge

  1. Peccato che ad un certo punto si parli di processo evolutivo; Il “dio Caso” di questo secolo e di quello scorso…mi parlate della struttura più complessa dell’universo e poi mi attribuito il suo funzionamento al risultato di una serie di eventi casuali come il Bing Bang e l’evoluzione visto che non sono altro che questo.

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