Dove vivo adesso: attaccato a Cristina, vicino ai miei, tra qualche amico.
Il tuo ideale di felicità terrena?
Hic et nunc. Non so se all’ideale si possa arrivare, ma ci si può almeno tenacemente mirare, tutti i giorni un po’. Io a rate ho fatto grandi acquisti nella mia vita. Credo fermamente che i grandi risultati siano raggiungibili progressivamente, nel tempo, con costanza, allenamento e un pizzico di fortuna. Il mio ideale di felicità terrena non è un “cosa” ma un “come” e credo di averlo trovato scritto su un cippo marmoreo, ammirato al British Museum, non più tardi di qualche settimana fa. Questa base di marmo riportava, incisi, alcuni precetti delfici, vecchi di duemila anni ma di straordinaria attualità: «Da bambino, impara le buone maniere. Da giovane, impara a controllare le tue passioni. Nella mezza età, sii giusto. Da vecchio, da’ il buon esempio; quindi, muori senza paura». Non so se sia una risposta pertinente; ma, certo, l’idea di vivere in modo tale da morire senza rimpianti e senza paura mi pare una dimensione assai vicina alla felicità.
Per quali errori hai più indulgenza?
Per quelli che nascono dalla passione, dall’esuberanza, dall’irruenza, dal voler essere o fare o dare troppo. Mi spiace meno chi si dà, pure troppo, piuttosto che chi non si dà affatto.
Qual è il tuo personaggio storico preferito?
Spartaco, un ex gladiatore, rozzo ma intelligente, che ha convinto migliaia di disperati a credere in un sogno e che ha saputo tenere in scacco per due anni le legioni del miglior esercito che la storia ricordi.
I tuoi pittori preferiti?
Caravaggio per il suo realismo; Klimt per il suo erotismo; Schiele per il suo “zombismo”; e poi Pollock, perché “sbrodolare” è uno dei piaceri della vita e lui ne ha fatto un’arte.
I tuoi musicisti preferiti?
Quelli che ti fanno piangere quando sei solo, che ti fanno far l’amore con tua moglie, che ti insegnano ad indignarti ancora per qualcosa. Francesco Guccini, ad esempio, e la sua “Cyrano”.
I tuoi registi cinematografici preferiti?
Lo Stanley Kubrick di “Full metal jacket” con l’insuperato ed insuperabile, fine, eloquio del sergente istruttore Hartman; il Ridley Scott di “Blade runner” col cacciatore di replicanti Deckard e l’atmosfera plumbea delle megalopoli del futuro. Ma sono soprattutto le storie ad emozionarmi: mi piacciono i registi che sanno raccontare storie che parlano d’onore, che ti fanno venir voglia di essere un uomo migliore, magari assomigliare a William Wallace, a Massimo Decimo Meridio, a Goffredo di Ibelin o al capitano Algren o, ancora, a Carl Brashear in “Men of honor” , che racconta la storia del primo capo palombaro nero della Marina degli Stati Uniti.
Quale qualità prediligi in un uomo?
Sono sempre affascinato dalla generosità: trovo che sia il requisito più difficile da possedere. In una società che educa all’individualismo esasperato e, di conseguenza, all’egoismo, le persone generose sono merce rara.
Quale qualità prediligi in una donna?
L’onestà: da Cristina, mia moglie, mi aspetto che mi dica sempre quello che pensa, anche a costo di risultare ruvida. La trasparenza è importante per starsi accanto: io cerco l’adesione totale e odio le zone d’ombra. Ma anche il buon gusto non guasta…
Quale sport pratichi?
Gioco a pallacanestro da quando avevo dieci anni e scrivo di rugby da quando ne avevo diciotto. Ma ho sacro rispetto per i pugili, che considero tra gli sportivi più coraggiosi: non è un caso se la boxe è l’unico sport che nessuno si sognerebbe mai di definire un “gioco”.
Saresti capace di uccidere qualcuno?
Credo che sarei capace di desiderarlo ma non so se di farlo materialmente. Credo che per arrivare a concepire un progetto simile, dovrei aver sofferto terribilmente: spero di non trovarmi mai ad un simile bivio.
Chi ti sarebbe piaciuto essere?
Mi sarebbe piaciuto essere, assolutamente, chi sono: mi vivo bene addosso, mi porto in giro volentieri, non sporco, non disturbo e – qualche volta – faccio perfino fare bella figura.
Qual è il tratto distintivo del tuo carattere?
Credo di essere una persona con cui non è difficile lavorare né andare d’accordo: mi metto a disposizione, sono aperto al confronto, ammetto gli errori che faccio e me ne assumo la responsabilità. Tuttavia, come dice Guccini, ogni tanto “spiacere è il mio piacere, io amo esser odiato”, ossia non mi sottraggo alla fisiologica antipatia di vuole essere critico; di solito, mi riesce di dire le cose con ironia e bonomia ma, talvolta, non rinuncio alla provocazione e di questo non vado esattamente fiero.
Che cosa apprezzi di più nei tuoi amici?
La sincerità. C’è un bellissimo proverbio siciliano, terra di cui è originario mio padre, che dice così: “Solo l’amico vero ti dice quando hai la faccia sporca”.
Qual è il tuo principale difetto?
Un’impercettibile dose di assolutamente meritatissima presunzione.
Quali scrittori preferisci?
Non sono un amante della narrativa, preferisco la saggistica: mi piacciono le letture che mi lascino qualcosa: visioni d’insieme, spunti di riflessione, magari dubbi. Ma, se dovessi proprio scegliere un genere letterario, direi che un innegabile fascino esercita su di me la letteratura erotica: questa capacità di dire senza dire, di mostrare senza svelare, è una dote letteraria che apprezzo.
Quali poeti?
Due su tutti: Leopardi e Montale. Due figure accomunate dal medesimo intento: perseguire il vero, mostrare la realtà delle cose, senza cedimenti o concessioni a soluzioni consolatorie, senza genuflessioni a facili ottimismi, ben consci entrambi che le millantate “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità sono una distorsione della realtà, una grave forma di miopia, e che “nessuno è innocente”.
Quali sono i cinque libri della tua vita?
L’”Inferno” di Dante; le “Operette morali” di Leopardi; i “Diari” di viaggio di Cristoforo Colombo; “Tarzan delle scimmie” di Edgar Rice Burroughs e, naturalmente, Sun Tzu, “L’arte della guerra”.
Quale CD ti porteresti in un’isola deserta?
Le musiche di Ludovico Einaudi.
Quali sono i tuoi eroi nella vita reale?
Nella vita di tutti i giorni, credo, mio padre: per l’uomo che sa ed ha saputo essere. Ma anche Zagor non scherza affatto…
Che cosa, più di tutto, detesti?
Meschineria e ristrettezza d’animo. Mi rattrista la “parvanimitas” e mi spaventa, anche (e soprattutto) quand’è la mia.
Di che morte vorresti morire?
Io… morire?
Prof Briguglio, sa sempre come stupire.
Sono un ex studente del D’Annunzio e mi ricordo con piacere del mio .prof. Briguglio, anni fantastici passati con lui con la ciliegina della gita a Barcellona l’ultimo anno, indimenticabile.
Prof. eri un grande e noto con piacere che non sei cambiato, sei ancora un grande Uomo.
Ti saluto con affetto e stima, un tuo ex allievo Raffaele Coppe.