Dove ti piacerebbe vivere?
Nell’incertezza tra Vienna (per la musica) e Lisbona (per la luce), tutto sommato Pordenone va benissimo (almeno fino alla Pensione). E poi si sa che Romae Tibur amem, ventosus Tibure Romam…
Il tuo ideale di felicità terrena?
Idealmente, in un giusto mezzo tra il bios theoretikòs e gli eroici furori, ma devo eccepire che, quoad nos, cioè nella realtà del limite che ci contraddistingue, l’espressione è una contraddizione in termini, un ossimoro bello e buono: il Paradiso Terrestre è per sempre perduto e chi ha cercato di riconquistarlo ha sempre finito per generare l’inferno. Felicità, a costo di essere banali, è accettare “laicamente” la propria inevitabile finitezza, aperti a una Trascendenza donata. In questo classicità e cristianesimo hanno un insegnamento solo.
Per quali errori hai più indulgenza?
Per quelli di chi se ne pente dopo averli commessi.
Qual è il tuo personaggio storico preferito?
Se, come dice il Filosofo, la poesia presenta le cose come avrebbero dovuto essere e la storia come esse sono effettivamente state, direi il personaggio che nella realtà storica del Seicento potrebbe aver coinciso con Lucia Mondella.
I tuoi pittori preferiti?
Una lunga schiera di un periodo breve (1400-1600), ma sintetizzo con Raffaello e Caravaggio.
I tuoi musicisti preferiti?
In effetti ne ho già cianciato da queste parti pomposamente qualche tempo fa. Per non ripetermi, voglio rendere qui nostalgicamente il giusto omaggio a Guccini, Conte, e al Fossati del doppio live 1993.
I tuoi registi cinematografici preferiti?
Da parte di chi non mette piede in una sala da almeno vent’anni, Clint Eastwood mi sembra una risposta di tutto rispetto.
Quale qualità prediligi in un uomo?
L’assenza di vana curiositas.
Quale qualità prediligi in una donna?
Il non voler essere a tutti i costi un uomo.
Quale sport pratichi?
Il calcio. Ma in maniera rigorosamente platonica.
Saresti capace di uccidere qualcuno?
La domanda esatta è se potrei concepirne la volontà; e la risposta è no.
Chi ti sarebbe piaciuto essere?
Me stesso, con i nervi più saldi.
Qual è il tratto distintivo del tuo carattere?
Tutto sommato la tenacia. Che non è sempre un pregio.
Che cosa apprezzi di più nei tuoi amici?
Quali amici?!
Qual è il tuo principale difetto?
Mia moglie mi suggerisce la mostruosa permalosità, ma non so se devo offendermi…
Quali scrittori preferisci?
Una volta mi compiacevo abbastanza della bella pagina e avrei potuto snocciolare dei nomi con una certa convinzione (Marguerite Duras, che so, o Cristina Campo per esempio…): ogni periodo della mia giovinezza ha annoverato naturalmente i suoi scrittori “preferiti”, ma ormai ho letto troppo per poterne ancora avere seriamente e per non trattare con la giusta distanza anche la pagina scritta (già smitizzata, nel frattempo, da internet e e-book). Oggi leggo prevalentemente saggi e trattati, più spesso – lo ammetto – per cercare conferme che non smentite alla mia Weltanschauung. La mia antipatia, anzi il mio orrore, per la narrativa contemporanea credo nasca da una mens simile a quella di Manzoni, letteralmente ossessionata dal rapporto tra arte e verità, fino a preferire il silenzio alla mistificazione del romanzo.
Ricordo poi una malinconica frase di Carlo Bo, letta in adolescenza, che lamentava con viva contrizione di non aver mai fatto altro nella vita che “leggere libri”. Mi deve aver colpito molto, se ancora mi sovviene dopo vagonate di volumi comprati e sfogliati, ma nulla ha potuto contro la coazione a ripetere…
Quali poeti?
Non vorrei dare l’impressione di una precoce senilità, ma anche qui devo ripetermi: da studente ho attraversato, convintamente, tutto l’arco della poesia moderna, da Hölderlin a Zanzotto, con una vera predilezione per il decadentismo sofferto e tenero di Saba, Gozzano, o di Sbarbaro e Caproni (avete mai letto gli incredibili Versi livornesi, per la madre Annina?); molto meno mi attraevano autori più “virili” come Ungaretti. Oggi, ci crediate o meno, i miei poeti preferiti sono esattamente quelli che insegno in classe, fra la Terza e la Quarta.
Quali sono i cinque libri della tua vita?
No, niente liste, anche per i motivi ricordati sopra. E poi mi sono troppe volte esposto con i miei studenti per potermi esimere dal citare a questo punto il magnifico Epistolario di Petrarca appena completato da Aragno (si può dire?). L’unico problema è che non sono cinque libri ma nove… Troppi per l’isola deserta?
Quali sono i tuoi eroi nella vita reale?
Qui, se permettete, vorrei che rispondesse il Peguy di Véronique: C’è un solo avventuriero al mondo, e ciò si vede soprattutto nel mondo moderno: è il padre di famiglia… Ma non ho la stolta presunzione di pensare che la fulminante sententia si attagli anche al mio caso.
Che cosa, più di tutto, detesti?
Qualunque risposta seria a questa domanda, per quanto abile, non potrebbe evitare di renderci a nostra volta detestabili. Per cui mi limito a un elenco essenziale:
- quelli che frenano per svoltare a destra prima di mettere la freccia;
- quelli che in una rotonda impegnano la corsia esterna pur dovendo svoltare a sinistra, tagliandoti inevitabilmente la strada;
- quelli che ingranano la prima solo dopo che il semaforo è diventato verde.
Di che morte vorresti morire?
Non ho preferenze, purché sia in istato di grazia.
Riconosco in pieno l’autore e, per uno che ha l’ossessione della verità nella letteratura, è senz’altro un complimento! Testo autentico, onesto, non conformista ma non anticonformista, colto e, ma non so se questo per l’autore è un complimento, spassoso!