Il mio viaggio in Africa – Elisabetta Stella

Maria Romero Children’s Home1Due  mesi fa partivo per l’Africa ignara, e allo stesso modo, entusiasta per ciò che andavo a fare: sapevo che questo viaggio non mi avrebbe cambiato la vita, non mi avrebbe reso un’eroina, una persona da ammirare per l’esperienza che mi stava aspettando, ma sapevo e tutt’ora sono convinta che questo viaggio mi avrebbe riempita di consapevolezza, affetto e colori.
L’Africa, semplicemente, ti entra dentro, ti resta nel cuore e nell’anima: ancora adesso a distanza di mesi dall’arrivo la mia mente è invasa dai ricordi, dagli occhi e dai sorrisi delle bambine della “Maria Romero Children’s Home”, l’orfanotrofio di Nairobi che ci ha ospitato per i primi dieci giorni del nostro viaggio.
L’orfanotrofio accoglie 34 bambine dai cinque ai quindici anni, tutte con un passato, nonostante la loro età, piuttosto difficile: violentate, sfruttate e abbandonate, molte prive di famiglia e dell’amore materno.
Nonostante il Governo africano non aiuti queste strutture, Suor Assunta, insieme alle altre Sorelle, accoglie tutte le bambine, cercando di offrirle una possibilità ma soprattutto la speranza di una vita migliore, lontana dalla strada, lontana dalla droga, lontana dall’alcool, lontana dal loro passato.
Maria Romero Children’s Home3Con il compimento della maggiore età le ragazze sono obbligate ad abbandonare la struttura, lasciando così quella bolla di sapone che le protegge, per imbattersi nella vita reale.
La vita reale è quella che vedi camminando per le baraccopoli: nel momento in cui cammini e osservi le persone, ti senti inadeguato, inutile, e allora cerchi di darti una risposta del perché la vita possa essere anche questo, ma capire è impossibile e ti limiti semplicemente a guardare, ad assorbire il più possibile.
Devi stare attento a dove metti i piedi, alle persone che ti guardano, ti osservano alcuni con uno sguardo speranzoso altri invece con fastidio e disprezzo perché il nostro gruppetto di bianchi rappresenta ai loro occhi tutto ciò che sfortunatamente loro non potranno mai essere.
E allora prendi atto che per qualcuno di loro tu sarai sempre un “muzungu” (uomo bianco).
Questo viaggio mi ha fatto capire quanto in realtà il mondo in cui sei cresciuto sia molto piccolo per capire e viaggiare ti fa capire quanto il diverso possa essere meraviglioso.
Il mal d’Africa, ve lo posso assicurare, esiste veramente.

                                                                                                          Elisabetta Stella

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