Giornata FAI per i ragazzi del ginnasio al LeoMajor (Greta Barazza)

Teatro Verdi di Pordenone
Mercoledì 20 novembre mi sono recata con la mia classe presso il Teatro Verdi di Pordenone per la giornata del FAI.
La missione del FAI, il Fondo Ambiente Italiano, è quella di promuovere una cultura di rispetto della natura, dell’arte, della storia e delle tradizioni italiane, ma soprattutto di salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, elemento fondamentale delle nostre radici e della nostra identità. Questa associazione è nata nel 1975 e, appunto, opera su territorio italiano con lo scopo di proteggere un patrimonio unico al mondo, che appartiene a ciascuno di noi. Infatti l’Italia conta ben 47 beni di rilievo, di cui quattro in Friuli Venezia Giulia. Il nostro Paese è al primo posto, con il maggior numero di monumenti e siti di rilievo, nel mondo. Nel concreto, il FAI si occupa di restauro e conservazione, educazione, sensibilizzazione e turismo culturale e organizza eventi su tutto il territorio nazionale per permettere a tutti gli italiani di godere delle bellezze del nostro territorio, che spesso vengono trascurate o addirittura dimenticate.
In particolare, mercoledì 20 novembre, dei baldi e giovani “ciceroni” hanno illustrato, a noi studenti del Leo-Major, la storia del teatro Verdi e i cambiamenti che ha subito nel corso degli anni. Ci hanno spiegato che il teatro Verdi è uno dei primi dieci teatri in Italia ed è un edificio polifunzionale, costituito da diverse parti strutturali, che vanno dalle sale, ai camerini, alla platea, fino al ridotto del teatro stesso. Abbiamo notato con ammirazione tutti gli elementi a cui progettisti e architetti hanno dovuto pensare nel costruirlo. Fondamentale per un teatro è la scelta dei materiali. Infatti sono stati impiegati, per rivestire le pareti, pannelli resinosi, in grado di assorbire il suono e stoffe di velluto, elemento dominante per quanto riguarda le quinte. Il soffitto è costituito invece da un graticcio “all’italiana” e da uno “alla tedesca”, e anche da cinque travi americane, giganteschi tendoni neri retti da fili d’acciaio e molteplici attacchi per le luci. Molti sono gli artigiani che operano nel teatro: l’elettricista, il fonico, la sarta, che aiuta gli attori nei cambi di scena, molti parrucchieri, truccatori, fondamentali per le opere liriche, facchini e attrezzisti, che dispongono gli oggetti sulla scena. Il Verdi è un teatro “d’ospitalità”, che si occupa soprattutto di danza, prosa e musica, ma offre spazio anche a molte altre iniziative, quali mostre fotografiche e stage di scrittura creativa. I ciceroni ci hanno spiegato anche come, nel corso degli anni, il Verdi abbia subito evidenti trasformazioni. Infatti nel 1914, cioè durante la guerra, esso era utilizzato come deposito degli armamenti e il suo nome in origine era Licinio. Dopo essere stato devastato dalla guerra il teatro nel 1952 rinasce e nel 2005 viene inaugurato nuovamente con il nome attuale di “Verdi”. Ci hanno raccontato che il cantautore Lucio Dalla è stato presente alla sua inaugurazione. Oggi il teatro conta 1000 posti a sedere e nove camerini per gli attori principali, forniti di bagno e specchi particolari, che permettono all’attore di vedere, con le giuste luci, come comparirà sotto i riflettori del palcoscenico.
Questo viaggio nel mondo del nostro teatro cittadino è stato molto utile e interessante. Un grazie speciale va quindi al FAI e agli splendidi ciceroni. Questo percorso interessante, davanti e dietro le quinte di uno dei luoghi più rappresentativi della nostra città, mi ha fatto riflettere sul valore delle bellezze del nostro Paese. Mi sono così resa conto che spesso la società odierna si sofferma troppo sulle cose negative, sui difetti della nostra meravigliosa Italia, e si dimentica del nostro vanto più grande, un patrimonio immenso che deve essere valorizzato. Tutti dovremmo fare la nostra parte a sostegno e tutela di tale patrimonio, difendendolo con orgoglio. L’umanità forse ha già fatto tanto per distruggere le bellezze che ci circondano, ma forse sono proprio queste iniziative che riparano un po’ agli errori commessi in precedenza.

Greta Barazza IV Bg

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