Il 2MASS Redshift Survey ha sondato interamente il cielo notturno utilizzando raggi simili agli infrarossi
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Un’immagine della mappa in 3D dell’Universo |
MILANO – Gli astronomi dell’università inglese sono riusciti a mappare in tre dimensioni e a colori tutte le strutture visibili fino a 380 milioni di anni luce dalla Terra, usando i dati del Two-Micron All Sky Survey Redshift Survey. La ricerca, durata dieci anni, aveva l’obiettivo di sondare interamente il cielo notturno utilizzando raggi di luce vicini agli infrarossi. La luce di questo tipo ha una lunghezza d’onda superiore a quella visibile dall’occhio umano, ma è in grado di penetrare le nubi opache che circondano generalmente le galassie. E questo ha consentito ai ricercatori dell’Università di Portsmouth di «estendere» la propria vista fino quasi a raggiungere il disco galattico della Via Lattea (il disco galattico è la regione nella quale si concentra la grande maggioranza delle stelle e dei gas di una galassia spirale, come la nostra).
IL REDSHIFT - Il redshift (o spostamento verso il rosso) è il fenomeno per cui la frequenza della luce osservata è più bassa della frequenza che aveva quando è stata emessa. Questo avviene quando la sorgente luminosa si muove allontanandosi o avvicinandosi a chi la sta guardando. Secondo l’interpretazione standard della cosmologia le galassie sono in allontanamento le une dalle altre e, più in generale, l’universo è in una fase di espansione iniziata col Big Bang. Per questa ragione, riuscire a misurare il redshift di un qualunque corpo, e di conseguenza la sua velocità, consente agli astronomi di dedurre la sua distanza.
DOVE SIAMO? - La mappa, che copre il 95 per cento del cielo e contiene anche 45 mila galassie vicine, è stata presentata al 218esimo congresso dell’American Astronomical Society presso l’Harvard-Smithsonian Centre for Astrophysics di Cambridge. Karen Masters, una dei curatori della mappa , ha dichiarato: «Credo che parli al nostro desiderio di comprendere quale sia il nostro posto nell’universo».
LA VIA LATTEA - Ma oltre a fornire indicazioni più precise sulla nostra collocazione nello spazio, la ricerca inglese punta a risolvere l’annosa domanda sul perché la Via Lattea si muova alla velocità di seicento chilometri al secondo rispetto al resto del cosmo. «Il quesito scientifico più importante che pone la realizzazione della mappa – ha detto ancora Masters – riguarda l’origine del movimento della nostra galassia. Sappiamo che a causarlo è la gravità e scoprirne la fonte è una questione ancora irrisolta. Soltanto grazie a una mappa completa del cielo si possono conteggiare tutte le galassie esistenti e, solo allora, potremo cercare di fornire una spiegazione del movimento della Via Lattea». A testimonianza di questo, nel corso delle rilevazioni che hanno portato alla creazione della mappa, è stata individuata una struttura che sembrerebbe esercitare una certa attrazione gravitazionale sulla nostra galassia e che potrebbe essere parte della soluzione ricercata dagli astronomi di tutto il mondo.
Emanuela Di Pasqua, www.ilcorriere.it
26 maggio 2011