Il Leomajor saluta Tahar Ben Jelloun

L’11 marzo nella sala consiliare del Comune di Pordenone, insieme alla consegna del sigillo della città a Tahar Ben Jelloun, sono stati premiati gli studenti del Leomajor che avevano partecipato alle iniziative per le scuole dedicate al grande scrittore.

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Questi i premi e i nomi dei ragazzi:

  • PREMIO GRAFICA PER LA TECNICA – classe 1Dc con prof.ssa C. Beacco – Alice Calabrese, Fulvio Cucchisi, Giulia Babuin;
  • PREMIO GRAFICA PER L’IDEA – classe 3Ac con prof.sse D. Del Tedesco e C. Manganaro – Claudia Vanelli e Elena Verardo;
  • PREMIO PER IL SAGGIO BREVE – classe 2Ec con prof.ssa M.C.Tedeschi – Alberto Mattesco;
  • PREMIO COOP PER LAVORI DI GRUPPO – classe 2Ec con prof.ssa C. Manganaro – Gowri Barbera, Jacopo Cavini, Giuliia Janna, Alberto Mattesco, Alberto Rizzo, Amine Xhakoni;

Le classi e i docenti coinvolti nel progetto sono:

  • 1A scienze umane – prof.ssa P. Tramontin
  • 2C scienze umane – prof.ssa P. Del Piero
  • VA ginnasio – prof.ssa S. Polmonari
  • VB ginnasio – prof.ssa S. Polmonari
  • 1D classico – prof.ssa C. Beacco
  • 1E classico – prof.ssa R. Romor
  • 2E classico – prof.sse C. Manganaro e M. C. Tedeschi
  • 2B classico – prof.ssa M.C. Tedeschi
  • 3A classico – prof.ssa D. Del Tedesco e C. Manganaro
  • 5B scienze umane – prof. J. L. Nuvoli

Tahar Ben Jelloun risponde alle domande dei ragazzi

Giovedì pomeriggio Tahar Ben Jelloun, l’ospite di Dedica di quest’anno, ha risposto alle domande degli alunni partecipanti al festival (provenienti da 44 scuole di tutta la provincia).
L’incontro, tenutosi al teatro Verdi dalle 15:30 in poi, è durato circa un’ora.
L’autore ha risposto a domande d’approfondimento sui suoi libri, sul suo ruolo di scrittore. Ha anche dato la sua opinione su questioni di attualità legate al razzismo. Per esempio, è stato chiesto il parere dell’autore sulle prossime elezioni del parlamento europeo, che, per il momento, sembrano favorire la destra. In proposito, l’autore ci ha dato la sua visione: in Francia, le forze di destra fanno leva sulla paura e sulla disinformazione del popolo per alimentare l’antagonismo verso l’immigrazione, senza, però, dare argomentazioni valide dal punto di vista economico.
Più in generale, Ben Jelloun ha puntualizzato l’insensatezza del razzismo: poiché la razza umana è, scientificamente, una sola, non ha senso parlare di razza nera e bianca. È facile riconoscere che questa distinzione, anche se è così ben consolidata nell’opinione comune, è pretestuosa e infondata! Tutto perchè le persone, troppo spesso, si basano sul sentito dire e non prendono il razzismo come una cosa seria. Ma non bisogna dimenticare, ha ricordato Ben Jelloun, che questo fenomeno inizia con gli insulti e può finire con lo sterminio di intere popolazioni.
Come fare, dunque, a contrastarlo? Le iniziative scolastiche, come quella di abituare i bambini a classi sempre più multiculturali, non sono solo semplici slogan e vanno appoggiate. Poi, bisogna leggere tanto, per mantenere una mentalità aperta e per dare un fondamento alle proprie opinioni. Infine, è buona cosa essere sempre genuinamente curiosi del mondo e non cedere alla facilità dei pregiudizi – che sono pronti per ogni situazione, ma sono fuorvianti e pericolosi.

Stasera alle 20:10 Tahar Ben Jelloun sarà ospite a Che tempo che fa (Rai 1).

“Stiamo formando persone che non vogliono pensare, vogliono solo un lavoro”

internazionaleQueste le parole del Nobel James Watson, che aggiunge: “invece di cercare di sfornare più scienziati o ingegneri, dovremmo concentrarci sulla formazione di menti agili“. [L’articolo]

 

 

 

 

 

Dall’ultimo numero di Internazionale, un interessante spunto di riflessione.

 

Claudia Vanelli

“Il latino è inutile…”

LatinoVorrei condividere queste righe di Seneca, tratte dalla Consolatio ad Marciam, che ho appena letto dal libro di letteratura latina. Seneca consola una donna che non si rassegna alla morte del figlio e vuole muovere una riflessione sul tema del suicidio e della morte.
Trovo la saggezza di Seneca rassicurante. Soprattutto quando tratta di temi così importanti che la loro mole sovrasta totalmente una diciottenne come me, che ancora non sa niente della vita. Ma proprio per la difficoltà di certi argomenti, trovo utile leggere ciò che ne pensano i grandi filosofi, che su di essi hanno meditato a lungo.
Pubblico questo brano perché, giunta ormai all’ultimo anno, mi sono resa conto che una parte enorme di ciò che ho studiato negli scorsi l’ho rimossa e trovo ciò immensamente triste. In molte opere camuffate da libri di scuola c’è una straordinaria bellezza e una straordinaria utilità che spessissimo ignoriamo.

“Che cosa, dunque, ti addolora, Marcia? Il fatto che tuo figlio è morto o il fatto che non è vissuto a lungo? Se è il fatto che è morto: allora avresti dovuto piangere sempre, perché hai sempre saputo che doveva morire.
Pensa che il morto non prova alcun male, che sono solo leggende quelle che ci rendono terribile l’aldilà; nessuna tenebra circonda i morti, nessun carcere, nessun fiume di fuoco, nessun fiume Lete, e non ci sono tribunali, e accusati, e tiranni in quella libertà così completa: sono i poeti che hanno inventato tutto questo e ci hanno spaventato con paure senza senso.
La morte è la liberazione da tutti i dolori, il termine oltre il quale i nostri mali non possono andare; essa ci riporta alla tranquillità, in cui eravamo prima di nascere. Se si ha compassione dei morti, si deve avere compassione anche di chi non è nato.
La morte non è né un bene né un male. Infatti può essere bene o male solo ciò che non è qualcosa: ma ciò che non è nulla in sé, e tutto riduce al nulla, non può procurarci nessuna conseguenza: i mali e i beni operano su una materia. […]
Una pace grande e eterna lo ha accolto [suo figlio]. Non è più tormentato dal timore della povertà, dalla preoccupazione della ricchezza, dagli stimoli della passione che, col piacere, rovina l’animo; non è più tocco dall’invidia per la fortuna altrui, […] Non vede catastrofi pubbliche o rovine private. Non è più preoccupato dal futuro, legato a un risultato che promette cose sempre più incerte. Infine è una posizione, da cui nulla può scacciarlo e dove nulla lo può spaventare. […] La morte scioglie dalla schiavitù anche contro il volere del padrone; essa allenta le catene dei prigionieri, fa uscire dal carcere chi ne era impedito da un potere tirannico, […].”

Ci tengo a precisare che il mio non è un invito al suicidio. Ho pensato che questo brano potesse essere utile a coloro che hanno subito una grave perdita e non riescono a farsene una ragione, perché  il loro pensiero fisso è un aldilà che non ci è possibile conoscere. D’altronde, l’intento principale di Seneca era di invitare Marcia a reagire con forza d’animo ad un lutto familiare, proponendole una visione dei fatti che non la facesse soffrire e le permettesse di continuare a vivere serenamente il resto dei suoi giorni.

Claudia Vanelli