Qui non viene data integralmente la preghiera di Maqroll il Gabbiere. Abbiamo riunito solo alcune delle sue parti più salienti il cui uso quotidiano raccomandiamo ai nostri amici come antidoto efficace contro l’incredulità e la gioia immotivata.
Diceva Maqroll il Gabbiere:
Signore, perseguita gli adoratori del serpente lascivo!
Fa che tutti concepiscano il mio corpo come una fonte
inesauribile della tua infamia.
Signore, secca i pozzi che stanno in mezzo al mare dove i
pesci copulano senza riuscire a riprodursi.
Lava i cortili delle caserme e vigila sui neri peccati della
sentinella. Genera, Signore, nei cavalli l’ira delle tue
parole e il dolore di vecchie donne senza pietà.
Smembra le bambole.
Illumina la stanza del pagliaccio. Oh Signore!
Perché infondi quell’impudico sorriso di piacere nella
sfinge di stracci che predica nella sala d’aspetto?
Perché hai tolto ai ciechi il bastone con cui laceravano la
densa felpa del desiderio che li assedia e li sorprende
nelle tenebre?
Perché impedisci alla selva di entrare nei giardini e di
divorare i sentieri di sabbia percorsi nelle sere di festa
dagli incestuosi, dagli amanti attardati?
Con la tua barba da assiro e le tue mani callose, presiedi,
Oh fecondissimo! la benedizione delle piscine
pubbliche e il conseguente bagno degli adolescenti
senza peccato.
Oh signore! accogli le preghiere di questo scrutatore
supplicante e concedigli la grazia di morire avvolto
nella polvere delle città, addossato alle gradinate di
una casa infame e illuminato da tutte le stelle del
firmamento.
Ricorda Signore, che il tuo servo ha osservato pazientemente
le leggi del branco. Non dimenticare il suo volto.
Amen.
(da “Gli elementi del disastro”)
Ho cominciato a conoscere questo scrittore attraverso il suo splendido romanzo La neve dell’ammiraglio, uscito con Einaudi. Màrquez ha detto che secondo lui è il migliore scrittore sudamericano vivente. Alvaro Mutis è un po’ lo scrittore della scommessa, della sfida. Il personaggio principala della Saga di Maqroll il Gabbiere, Maqroll appunto, sembra dirci che le difficoltà vanno affrontate attraversandole perché un uomo possa diventare un uomo, o meglio quello che noi intenderemmo essere un uomo, fino ad affrontare la peggiore di tutte che è poi la morte. Maqroll attraverso la penna di Mutis, sembra dirci che superando la paura, il timore della morte, si diventa immortali. Naturalmente senza andarsela a cercare, ma neanche rifuggendone. L’unico timore che dimostra di avere Maqroll di fronte alla morte è quello di farla senza stile.
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