“Ciascuno realizza se stesso nella propria stortura”.
Siamo tutti storti come vitigni ai quali non si può imporre di crescere dritti se non andando contro la loro natura. Nessuno di noi è perfetto, ma è proprio l’imperfezione che ci caratterizza e determina la nostra unicità. Insieme ai nostri difetti gioca un ruolo importante l’elemento del desiderio che contribuisce a distinguerci l’uno dall’altro e a realizzarci. È proprio questo uno dei temi trattati dallo psicanalista Massimo Recalcati, durante la conferenza sul suo ultimo libro ‘I ritratti del desiderio’ dedicato a Jacques Lacan, filosofo degli anni ’50 che lo ha ispirato.
Il desiderio è una vocazione, una forza molto potente che spinge l’uomo verso diverse direzioni, provocando ogni volta “disorientamento e vertigine”. Secondo Recalcati il desiderio ci possiede e ci guida; così come noi non dovremmo sottrarci ad esso perché solo attraverso la sua realizzazione possiamo trovare il bene, anche gli altri non dovrebbero ostacolare il percorso tracciato dal nostro desiderio né cercare di imporcene un altro.
“Chi impone il desiderio chiude in una gabbia morale l’altro”.
Se non si ascolta la chiamata del desiderio subentra la malattia. I sintomi psichici ci avvertono che ci stiamo allontanando dalla verità del nostro desiderio: l’unico modo per essere sani e felici è quindi seguire le proprie vocazioni. Questo sostiene Recalcati. Spesso c’è una certa inumanità nel perseguimento del desiderio perché può andare contro chi ci circonda, ma questo non deve essere confuso con una forma di egoismo che consiste invece nell’imporre i nostri desideri agli altri. Citando le parole di Recalcati, “l’accomodamento alla realtà genera frustrazione”, poiché se ci sottraessimo alle nostre ambizioni e ci accontentassimo della piattezza del mondo che ci circonda, vivremmo nel rimpianto e nel risentimento verso gli altri, accusandoli di averci ostacolato.
Recalcati, con l’efficace metafora dell’effetto falena, riesce a spiegare come a volte il desiderio possa essere frainteso con un semplice capriccio e creare smarrimento nell’animo umano. Come infatti una falena è continuamente attratta dalla luce di una lampada a tal punto da raggiungerla e bruciarsi, così l’uomo, cercando di raggiungere ciò che è convinto sia la sua vocazione, finisce per logorarsi ottenendo soltanto insoddisfazione.
Il desiderio nasce dall’incontro con qualcuno o qualcosa e, come afferma l’autore, “l’incontro che produce contagio trasmette una forza”: proprio da questa forza parte il cammino volto alla realizzazione della nostra beatitudine.
Un altro punto saliente della conferenza è la differenza tra desiderio e godimento: il primo si realizza quando si sente di avere un valore per qualcuno. Il secondo, invece, è il turbamento del corpo e spesso nasce dall’incontro con l’altro sesso. Quando il godimento assume dei connotati superiori si può legare all’amore, che crea dipendenza e determina lo spostamento del proprio baricentro sull’altro.
“L’amore ha origine dal desiderio che pone un oggetto come insostituibile”.
Su questo punto si può notare l’evidente influenza su Recalcati del pensiero di Lacan, il quale rivisitò il concetto di amour, dividendo la parola in due parti: A-MUR. Da qui il nuovo significato che viene attribuito alla parola, utilizzata per indicare un oggetto che è sempre uguale e sempre diverso, e che ci sfugge continuamente anche se lo conosciamo, come se tra noi ed esso fosse interposto un muro. Ogni volta che incontriamo tale oggetto, inteso come cosa o persona, proviamo un piacere sempre uguale eppure sempre nuovo, un piacere di cui non ci stanchiamo mai.
A questa idea si contrappone la visione capitalistica moderna che definisce l’ANTI-AMORE, ossia l’equivalenza di qualsiasi oggetto e la conseguente facilità con cui si può sostituire con altri. Di qui la convinzione che il nuovo è nel nuovo; ciò porta l’uomo a non accontentarsi mai e a desiderare sempre di più, provocando alla fine l’incapacità di trovare un vero oggetto del desiderio.
Nicole Caserta e Nicole Imazio (IVDs)