Una pagina che mi ha cambiato la vita – Patrizio Brunetta

Cioran_La tentazione di esistere“Per quasi tutte le nostre scoperte siamo debitori alle nostre violenze, all’esacerbarsi del nostro squilibrio. Persino Dio, per quanto ci incuriosisca, non lo scorgiamo nell’intimo di noi stessi, bensì al limite esterno della nostra febbre, esattamente nel punto in cui, la nostra rabbia fronteggiando la sua, ne risulta una collisione, uno scontro rovinoso per Lui non meno che per noi.

[…]

Non c’è opera che non si ritorca contro l’autore: il poema annienterà il poeta, il sistema il filosofo, l’avvenimento l’uomo d’azione. Colui che, rispondendo alla propria vocazione e portandola a compimento, si agita nella storia, è causa della propria rovina: l’unico a salvarsi è chi sacrifica talenti e doni per poter, sgombro della sua qualità di uomo, sprofondare nell’essere.

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Se vogliamo recuperare la nostra libertà, ci converrà deporre il fardello della sensazione, non reagire più al mondo attravenso i sensi, rompere i legami. Ora, ogni sensazione è legame, il piacere come il dolore, la gioia come la tristezza. L’unico ad affrancarsi è lo spirito che, puro d’ogni commercio con esseri e oggetti, si esercita alla propria vacuità.

 Quanto alla felicità, la maggioranza di noi riesce a resisterle: l’infelicità è ben altrimenti insidiosa. L’avete assaporata? Non ne sarete mai sazi; la cercherete con avidità e, preferibilmente, là dove non si trova; e allora là la proietterete, visto che senza infelicità tutto vi sembrerebbe inutile e opaco. L’infelicità che è sapore e chiave delle cose, accidente e ossessione, capriccio e necessità, vi farà amare l’apparenza in ciò che questa ha di più potente, di più durevole e di più vero, e lì vi terrà per sempre avvinti perché, <<intensa>> per sua natura, è, come ogni <<intensità>>, servitù, assoggettamento.

[…]

A quali tentazioni, a quali estremi ci conduce la lucidità! La diserteremo per rifugiarci nell’incoscienza? Chiunque si salva con il sonno, chiunque ha del genio mentre dorme: non c’è differenza trai sogni di un macellaio e quelli di un poeta. Ma la nostra chiaroveggenza non può tollerare che una tale meraviglia duri, né che l’ispirazione sia messa alla portata di tutti. Solo il pazzo possiede il privilegio di passare senza contrasti dall’esistenza notturna a quella diurna: nessuna distinzione per lui tra il sonno e la veglia. Egli ha rinunciato alla nostra ragione, come il vagabondo ai nostri beni.”

Emil Cioran,  La tentazione di esistere, Adelphi, (cap. I: <<Pensare contro se stessi>>)

Ho “letto” queste pagine da ragazzo, credo in terza media, capendone quanto potevo capire, cioè quasi nulla. Dopodiché ho riposto il libro in attesa di tempi migliori. Quando l’ho ripreso, molti anni dopo, è stata una lettura molto interessante, ma….Ma la “vera” lettura, la lettura importante è stata quella, incompleta, stupefatta e opaca, che avevo fatto tanti anni prima, da moccioso saputello qual ero.
Perché quella non-lettura è stata importante? Perché mi ha rivelato alcune cose fondamentali che hanno segnato il mio rapporto con i libri.
Innanzitutto il valore dell’incontro. Quel libro non mi era giunto attraverso le consuete strade dell’imposizione (scuola) dell’oculato consiglio (famiglia), del consenso diffuso (moda). L’ho incontrato sugli scaffali di una libreria e l’ho voluto, senza sapere bene perché, ma come obbedendo a un oscuro richiamo (e dovendo espugnare le resistenze di mia madre, comprensibilmente perplessa). Come quando incontriamo una persona che sembra piovuta dal nulla nella nostra vita, ma poi….
Quell’incontro mi ha insegnato il formidabile potere di seduzione che hanno i libri. La seduzione non presuppone conoscenza né comprensione: nulla, in quel libro, intersecava neppure alla lontana il mio mondo mentale di allora. Che cosa mi ha affascinato? Il titolo, certamente: la “tentazione di esistere” non può non convertirsi immediatamente in tentazione di leggere, soprattutto nel caso di una persona per cui i due verbi tendono asintoticamente alla sinonimia….
Ma soprattutto quelle frasi, colte al volo sfogliando le pagine… frasi da cui spirava la negatività più tetra, e allo stesso tempo modulate con un’eleganza quasi irritante. In quelle frasi coglievo, anzi intuivo confusamente la promessa di una bellezza che per il momento in parte mi sfuggiva, ma cui un giorno sarei stato ammesso: la gioia amara e sorridente del pensiero.
Quell’incontro mi ha insegnato che con i libri non bisogna essere troppo timidi né troppo prudenti: se un libro vi seduce, andategli incontro sfacciatamente e accettate le sue avanches. Non importa quanto di esso coglierete o capirete: quanto resiste alla comprensione immediata fa germogliare salutari inquietudini per il futuro.
Quell’incontro mi ha insegnato ad apprezzare i libri difficili, e ad avere pazienza con loro.
Un libro oscuro è una finestra su un paesaggio sconosciuto e impervio, ma di cui un giorno si può sperare di essere ospiti. Nel frattempo possiamo pregustare il privilegio.

 Patrizio Brunetta

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