Castelli di rabbia“Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco narra di una cittadina immaginaria, Quinnipak, e delle vite dei suoi abitanti, ambientate nell’Ottocento. Baricco trascura la sequenza logica e cronologica dei fatti per raccontarci le molteplici vicende di bizzarri personaggi che vivono a Quinnipak, delle loro vicende surreali, intriganti e avvincenti, raccontate a frammenti, che si intrecciano e si aggrovigliano tra loro rimanendo comunque distanti ma complici nella loro tendenza utopica verso l’infinito. Ognuno dei personaggi rincorre un suo sogno: chi quello di costruire una locomotiva, chi quello di costruire un palazzo interamente di vetro, chi quello di diventare abbastanza grande da poter indossare perfettamente una giacca che segnerà una svolta nella sua vita.  A Quinnipak si guarda l’infinito, i suoi abitanti sono sospesi tra sogni e realtà, nel costante tentativo di trovare un senso anche alle cose più banali della vita, aspettando in quel meraviglioso silenzio ciò che attende di diventare indimenticabile ricordo. Ma questa corsa ambiziosa verso opere prive della benché minima utilità pratica,  si dovrà ben presto scontrare con la realtà, dove i sogni vengono distrutti come castelli di sabbia in riva al mare e andranno incontro al loro destino, un destino già segnato, già scritto e da qualcuno forse già conosciuto, un destino già studiato che è lì da sempre, ad aspettare, ad aspettarci puntuale. Baricco scrive con una forza espressiva incredibile, riempie ogni frase con implicazioni filosofiche che obbligano il lettore a riflettere e ritornare con gli occhi e con il cuore su quelle stesse righe, ancora e ancora. La sua scrittura è ricca di fantasia e di invenzioni linguistiche, ma la cosa ammirevole è che si tramuta spesso piacevolmente in poesia e ciò rende difficile non amare il suo libro, nonostante il suo modo molto particolare di esprimersi, al quale occorre un po’ di tempo prima di riuscire ad abituarsi. Nonostante la rabbia, la disillusione e tutto il pessimismo che rimane dopo che un sogno è stato spazzato via, traspare in questo libro l’irresistibile attrazione per la vita, per il rischio di vincere una paura,  la tentazione per un rovinoso desiderio a cui non si saprà resistere, che non è altro che un modo per sussurrare il futuro invece che gridarlo. “Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più.” Penso che questa frase scritta da Baricco riassuma efficacemente l’attrazione per la vita e per l’irrazionalità dei sogni che emerge dal libro, la sua volontà di rischiare nonostante la paura, la delusione e la rabbia che un fallimento può portare, perché vale la pena non dormire, delle volte, pur di star dietro a un desiderio, vale la pena anche solo per tenersi stretto l’irremovibile ricordo di ciò che è stato. Perché dopotutto, non c’è altro contro la morte che far bruciare la vita davvero.

Non sarebbe poi niente se solo non si avesse di fronte l’infinito” cit. Alessandro Baricco

 

Milena Di Fusco

 

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