Nacque una volta / un fiore (Alessandro Stoppa)
Nacque una volta
un fiore.
Era quasi rosso, di luce
debole; di luce
intrusa, in una grotta.
Gli chiesi poi: “Come hai fatto,
a dargli vita?”
“No, affatto. Io, solo l’ho accudito.
Qui, nel profondo tutto può
esistere.”
E così anche, quando la fioca
luce scomparve, con essa,
i petali.
Alessandro Stoppa
La poesia di Alessandro ci suggerisce molte tematiche su cui riflettere o, più semplicemente, conduce ad una contemplazione che rinnova in noi la Meraviglia. In un tempo remoto, o forse in questo momento, in una grotta sta sorgendo un fiore: un’anima legata alla luce costante, che da sé emana un alone portatore di vita non abbastanza denso di fotoni; l’impressione è perfettamente espressa col contrasto del colore rosso e la fioca luminosità, ospite in una grotta che concede l’esistenza. L’incertezza, l’ingannevolezza dei sensi e della percezione di dimensioni creano una condizione di instabilità nell’Uomo, ma in cui egli ritrova il fascino di ciò che è la propria Natura: si può creare dal Nulla? La Vita è strettamente correlata a fattori esterni, non concepibili dall’Uomo? Ecco che appare un fiore dal vuoto di una caverna: non si è convinti del fatto che ci sia realmente, nemmeno del creatore di esso o della debole luce che pare capace di ogni azione incontrollata… una luce metafisica, che probabilmente non assumerebbe alcun valore nel mondo in cui si è calati, ma che nella profondità si esprime in tutta la potenza del dubbio. Il ripetersi nella poesia della parola “luce” ci fa quasi credere che questa si ingrandisca, acquisisca magnificenza ai nostri occhi… ma, invece, rimane una presenza fioca e clandestina. Così come la secca risposta (dal verso 8 al verso 10) che non segue la linea di pensiero della domanda, quasi a condannarne l’insinuazione di onnipotenza irraggiungibile e non formulabile. Non sussiste l’Assoluto, gli Enti sono un concatenarsi di cause che portano alla realizzazione dell’indefinito, un indefinito che scalda, un fiore fragile. Un rosso che segnerà la storia immune dallo spazio e dal Tempo, che sottolinea la caducità Eterna dell’Anima, di aggregati che collaborano per giungere, forse, al nulla.
Marlene Prosdocimo