Proponiamo alcune poesie di Caterina Moro, classe IVCc. Le poesie di Caterina parlano di oggetti tangibili, esprimendo concetti chiari e puliti, che rimandano ad emozioni concrete.

Tuttavia, al contrario di quanto aveva sperimentato ad esempio il poeta Stefano Dal Bianco in alcune poesie di Ritorno a Planaval (Poesia che ha bisogno di un gesto), in cui la preoccupazione del poeta è che l’oggetto comunicato raggiunga il lettore superando intatto i filtri della parola, nella poesia di Caterina la prospettiva è ribaltata: è la parola stessa che fiorisce nell’oggetto, infondendogli un compiaciuto significato letterario.

Il suono del verso è curato, il significante si confonde col significato. L’eco della narrazione passa agilmente dal piano oggettivo ad uno più soggettivo, inserendo sempre fra i versi una dose di incertezza o ambiguità, come testimonia anche l'(ab)uso delle parentesi, che ricorda da vicino quello di Giorgio Caproni, ritrovando, come anche il grande poeta, solo nel relativo una certa dose di assoluto. (Andrea Cozzarini e Marlene Prosdocimo)

 

le parole sono come sassi
freddi duri insensibili
fanno male come le parole
parole che sono mute
appena le hai dette
e resta soltanto silenzio
silenzio sulla riva
di un fiume di parole
e sul fondo i sassi
e nel silenzio
rotolano verso gli abissi
della memoria
grigia
come sassi

 

*

 

Tempo
Tra mucchi di storie irraccontate
tra il silenzio della polvere
assordante osservare
la lancetta del tempo
indifferente (il tempo).
Sconcertante osservare
quel tempo che ancora passa
mentre
si dovrebbe fermare.
*

 

Tulipani gialli
E la vita sfiorisce, in fotografie ingiallite
di volti sbiaditi.
E restano ricordi di tulipani gialli,
creature fragili,
bramose di cielo.
E rotolano lacrime,
perle di vetro,
in un campo di tulipani
gialli
assetati d’acqua.
E restano ricordi di tulipani gialli,
sorrisi di sole,
esplosi di acqua salata che cade
per terra.

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