“La cena” di Herman Koch. Se fossi stata i genitori di Michol e Rick come mi sarei comportata?
Paul, Claire, Serge e Babette, quattro genitori che si ritrovano a cena per parlare di ciò che un padre e una madre spererebbero di non dover mai affrontare: i loro figli sono due assassini e tutte le loro vite sono in bilico su un filo che è destinato a spezzarsi quando saranno identificati.
Si rimbalzano a vicenda durante la discussione, nascondendosi dietro barzellette di vita quotidiana, forse con la speranza che, a non pensarci, il problema cesserà di esistere.
Si domandano come dovrebbero comportarsi e cosa dovrebbero fare, ed è spaventoso che se lo stiano domandando veramente.
Per quanto si sentano in dovere di proteggerli, per principio o per interesse personale, i loro figli hanno commesso un atto così raccapricciante e orribile che il fatto di difenderli li renderebbe tanto complici quanto lo sarebbero stati se fossero stati presenti.
È inutile nascondersi dietri il teatrino della bella famiglia, perfetta, amata e di successo, se poi le fondamenta sono tutto fuorché solide: un padre violento, che ha cresciuto un figlio con la sua stessa propensione, e una madre disposta a tutto, anche a chiudere gli occhi e subire, pur di proteggere i “suoi” uomini.
È inutile costruire il proprio onore e il proprio futuro su menzogne e ipocrisia, la giustizia deve fare il suo corso e la verità prima o poi viene a galla.
Non esistono famiglie impeccabili. Siamo uomini e tanto i figli quanto i genitori commettono continuamente errori, ma devono essere in grado si rimboccarsi le maniche e rimediare, per quanto possibile.
Il vero obiettivo di un genitore deve essere quello di crescere il proprio figlio meglio che può, educandolo ed insegnandogli come riuscire a sopravvivere nel mondo e non a farla franca davanti alle situazioni complicate.
Ogni parola che diciamo e ogni azione che compiamo hanno un peso ben specifico e, con la stessa capacità con cui agiamo, dobbiamo essere in grado di accettare le conseguenze di tali azioni, per quanto possano essere dure e severe e per quanto possano stravolgerci la vita.
Viviamo in una società governata da leggi che, almeno apparentemente, si rifanno ad una morale e ad un’etica che impongono il controllo dei nostri “impulsi” e definiscono cosa sia giusto, permettendoci così di poter vivere insieme. Devono pertanto valere per tutti e allo stesso modo, indipendentemente dal legame affettivo con chi viene a conoscenza di un reato.
Un genitore che, pur cercando di fare del bene, nasconde il figlio dietro la sua parola o il suo silenzio, non riuscirà mai a fargli capire veramente l’errore che ha commesso, ma anzi lo porterà a commetterlo nuovamente, perché si sentirà in qualche modo protetto. Saprà che, nonostante tutto, ci sarà qualcuno che lo aiuterà a non affrontare le conseguenze e si sentirà ancora più libero di agire come preferisce.
Se tutti iniziassimo a comportarci in questo modo e ci proteggessimo a vicenda, crollerebbero i valori che tengono in piedi questa società e finiremo per autodistruggerci.
Marianna Tona