“Delitto e Castigo”: viaggio nella mente di una persona

delitto e castigoI viaggi sono un tema che affascina dalla notte dei tempi.
Omero per primo mette su carta il racconto dell’errante Odisseo. Poi Utopia di Thomas More (e tutti i romanzi di tipo utopistico a seguire), i viaggi di Gulliver, finché non si entra nel Settecento, quando i giornalisti inglesi danno vita ad un genere destinato ad avere fortuna nei secoli: l’avventura. Nell’800, secolo del Romanticismo, emergono anche gli scrittori russi, un certo Dostoevskij per primo. Anche lui tratta di viaggi ma in una maniera inedita e formidabile.
Nel suo romanzo più conosciuto (e anche massiccio), Delitto e Castigo, la scena tuttavia non si sposta mai da Pietroburgo. Il viaggio è all’interno dell’intricata mappa dei sentimenti del protagonista.
Raskolnikov, giovane studente di giurisprudenza, in preda ad un odio profondo verso una strozzina russa, la uccide (delitto). Da quel momento, il suo cervello si dividerà in due e lui non riuscirà più a controllare se stesso, in preda alla malattia e al terrore di venire scoperto, cosa che lo porterà a tradirsi nel momento del confronto con la polizia. Il castigo menzionato nel titolo, non è tanto la punizione che subirà dopo, ma è il fatto che se prima il suo cervello era unito ed egli riusciva a pensare lucidamente, ora no. La sua mente è smembrata in tanti pezzi in conflitto tra loro, così che ora prevalga uno, ora prevalga l’altro. Il romanzo è un affascinante viaggio all’interno della mente di Raskolnikov in una sorta di guerra civile, e si resta affascinati con quale precisione e veridicità l’autore descriva tutto ciò.
La tensione in cui è incatenato il lettore è costituita dalla curiosità nel sapere quale sarà la mossa successiva del protagonista; nella confusione che regna al suo interno, egli ha almeno una decina di opzioni da scegliere ogni volta che deve muoversi. Ma la vera domanda che tiene incollati fino all’ultima pagina (e questa volta non è un modo di dire) è: “Riuscirà Raskolnikov a ricomporre la sua mente dopo essere stato quasi colto dalla pazzia?”. Al lettore la risposta!

Filippo Menegotto

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